Lussazione della spalla e attività fisica

Se da un lato la conformazione della spalla rende possibili i più svariati movimenti dall’altro espone l’articolazione a un rischio ben preciso, quello di andare incontro a una lussazione. Cosa si fa in caso di spalla lussata? L’abbiamo chiesto al dottor Mario Borroni, ortopedico della spalla e del gomito di Humanitas.

Quella scapolo-omerale è una delle articolazioni più suscettibili a essere colpite da una lussazione. Questa si verifica quando la testa dell’omero, l’osso del braccio, fuoriesce dalla sua sede naturale, e perde i suoi normali rapporti articolari con la parte della scapola che si chiama glenoide.

In molti casi la spalla si lussa per via di un trauma. Uno scontro infausto in sport come il rugby o il judo o anche una caduta sono tipiche situazioni che possono portare a questo  infortunio. Ci si accorge immediatamente che la spalla si è lussata: si avverte dolore, non si riesce a muovere il braccio e, alla vista, si potrebbe notare un’alterazione della normale anatomia.

In caso di spalla lussata è necessario andare immediatamente in Pronto Soccorso

«Si constata la lussazione con una semplice radiografia (utile anche per escludere eventuali fratture associate) e si interviene eseguendo delle manovre di riduzione e poi si procede con degli esami per valutare gli effetti del trauma», spiega il dottor Borroni. «In particolare si valutano gli eventuali danni ai tessuti molli con una risonanza magnetica con o senza mezzo di contrasto e gli aspetti ossei con una TAC, anche in questo caso con o senza mezzo di contrasto».

Come procede il trattamento? «Si indosserà un tutore, meglio se in abduzione e in rotazione neutra, per un periodo che va da due a quattro settimane. Poi comincia un periodo di riabilitazione che in genere va avanti per circa tre mesi: l’obiettivo è recuperare la normale articolairtà e quindi rinforzare in particolare la muscolatura scapolo-toracica».

«Dopo questo periodo sarà valutata la possibilità di tornare a fare sport alla luce delle caratteristiche del paziente. Tuttavia ci sono casi in cui sarà necessario intervenire chirurgicamente, ad esempio se il rischio di recidiva è alto o se il paziente ha richieste funzionali molto alte».

Una volta che la spalla si è lussata c’è un rischio variabile di nuova lussazione

«Questo dipende da alcuni fattori come l’età (il paziente giovane corre un rischio maggiore), dal tipo di attività che si torna a fare (sport da contatto, motocross), dai danni che il primo trauma ha causato (piccole fratture, distacchi ossei e lesioni alle capsule legamentose sono tutti fattori di rischio di recidiva). La riabilitazione muscolare serve proprio a ridurre tale rischio», ricorda lo specialista. «In caso di recidiva l’intervento chirurgico diventa improrogabile».

Esiste poi una forma di instabilità in assenza di traumi certi, ma più legata ad una forma di predisposizione (lassità capsulo-legamentosa) associata ad attività overhead (tennis, pallavolo) o ginnastica artistica. «Si avverte la sensazione che la spalla tenda ad “uscire” dalla sua sede, in assenza di una vera e propria lussazione. In questo caso il trattamento è generalmente conservativo: si farà della fisioterapia e si valuteranno gli aspetti funzionali dell’articolazione. Solo in casi di fallimento di tale procedura si potrà considerare un’eventuale soluzione chirurgica», conclude il dottor Borroni.