Elettromiografia, esame fastidioso

(di Daniele Lisi per Tuttasalute) – L’elettromiografia è un esame  molto utilizzato nelle indagini neurologiche e ortopediche in quanto è in grado di fornire un quadro abbastanza chiaro dei muscoli scheletrici e dei nervi periferici.
Questo esame viene effettuato in particolare quando è necessario verificare la funzionalità dell’attività muscolare, sia a riposo che durante l’attivazione volontaria del muscolo, quindi in genere non è utilizzata per indagare il corretto funzionamento dei muscoli involontari, e inoltre quando è necessario indagare le conduzioni  nervose, motoria e sensitiva.

L’elettromiografia prende in particolare considerazione l’unità motoria, UM,  ovvero tutto il complesso di collegamenti tra le viarie componenti del sistema nervoso che manda i segnali ai muscoli per attivarli, a partire quindi dal midollo spinale, dall’assone che da esso ha origine e, infine, dalle fibre muscolari che sono  collegate direttamente all’assone. Quest’ultimo è in sostanza un conduttore d’impulsi  lungo e sottile che si diparte dalla cellula nervosa e raggiunge la periferia per trasportare  l’impulso che genera tutte le attività volontarie del corpo umano. A sua volta è ricoperto da uno strato di mielina, per evitare che l’impulso possa disperdersi nell’ambiente circostante e non raggiungere, con la necessaria efficacia, la sua destinazione, e non solo, per evitare anche degli eventuali corto circuiti, diciamo così.

Il nervo, che si diparte dall’assone, una volta raggiunto il muscolo, si suddivide in tanti piccoli filamenti in modo da andare ad innervare tutta la fascia muscolare per comandarne l’attività. Il muscolo si contrae in seguito alla liberazione di acetilcoline, contrazione che a fine nel momentoin cui la liberazione di acetilcolina viene inibita dalla colinesterasi. In fondo, l’organismo è gestito da una serie di reazioni chimiche e di impulsi elettrici, e nel momento in cui questo equilibrio viene in qualche modo a modificarsi, cominciano a nascere i problemi.
L’elettromiografia, che a sua volta va suddivisa in due distinti esami, l’elettromiografia propriamente detta e l’elettroneurografia, è un esame abbastanza fastidioso e invasivo, visto che gli elettrodi che devono  rilevare la funzionalità della UM, vanno inseriti nei muscoli e quindi un certo fastidio lo danno inevitabilmente.

L’elettromiografia che è poi il test che prevede l’utilizzo degli aghi-sensori direttamente sul muscolo,  analizza l’attività elettrica del muscolo sia a riposo che durante un movimento volontario, e prevede l’esecuzione del test in tre momenti differenti, ossia a riposo, a contrazione volontaria lieve e a contrazione volontaria che deve aumentare fino al raggiungimento ella sua massima intensità possibile.
L’elettroneurografia, invece, prevede l’utilizzazione di sensori posti sulla cute, quindi non si tratta di un test invasivo, e consente di verificare il corretto scambio di informazioni, per così dire, tra la periferia e il centro.
L’elettromiografia, che ha una durata mediamente compresa tra i 10-40 minutinon è un esame da richiedere con urgenza, in quanto non sostituisce quello che è il normale esame obiettivo, sostenuto da una corretta anamnesi, ma serve per confermare ciò che già, in un certo senso, si è accertato in altro modo.

Per esempio, può essere significativa per traumi o patologie compressive, come la sindrome del tunnel carpale, o per verificare anomalie nel motoneurone che sono presenti nella SLA. Tuttavia, in alcuni particolari soggetti, questo esame è del tutto poco attendibile, come per esempio negli obesi,  soggetti affetti da edema o da vasculopatie periferiche, soprattutto se il soggetto è un anziano.
E’ invece e un esame particolarmente significativo e indicato nelle radicolopatie, nelle ernie discali e in altro ancora.

Quindi, il limite di questo esame, se tale può essere definito, sta innanzi tutto nella sua  particolare fastidiosità e nel fatto che si tratta comunque di un esame invasivo, anche se relativamente tale, al quale si aggiunge anche la sua scarsa attendibilità in alcuni soggetti e anche nel fatto che, in sostanza, è un esame che potrebbe essere addirittura definito superfluo in alcune circostanze, visto che non dice nulla di più di quanto già accertato.