Sindrome da stress tibiale

Un’insidia per i corridori, ma non solo, è la sindrome da stress tibiale mediale. A determinate condizioni, come ad esempio correre su superfici rigide o aumentare la distanza coperta negli allenamenti, dopo aver svolto attività fisica si può avvertire dolore lungo la tibia. Come intervenire e come evitare che questo disturbo possa ripresentarsi? L’abbiamo chiesto alla dottoressa Elisabetta Tibalt, ortopedico e traumatologo di Humanitas.

La sindrome è dovuta al sovraccarico sulla tibia e sui tessuti connettivi che può derivare da movimenti ripetuti e associati a discipline come la corsa, il basket o la danza. Tra i fattori che possono favorirne l’insorgenza ci sono anche il sovrappeso, l’utilizzo di calzature non adeguate che non garantiscono una sufficiente ammortizzazione, il fare attività fisica su superfici rigide, l’aumento improvviso dell’intensità delle sessioni di allenamento. Anche condizioni come la caviglia instabile o il piede piatto sono fattori di rischio.

Come prevenire la sindrome da stress tibiale

«La prevenzione rappresenta la migliore forma di terapia», sottolinea la dottoressa Tibalt. «È importante svolgere attività fisica su terreni dalla superficie non troppo rigida utilizzando delle calzature in grado di ammortizzare gli stress da contatto con il terreno. Durante l’attività sportiva è importante introdurre in maniera molto graduale eventuali variazioni sul piano dell’allenamento sia in termini di sessioni che di modalità di svolgimento dell’esercizio. In caso di sovrappeso è importante intraprendere una terapia dietetica volta a perdere peso».

Nel caso in cui si avverta dolore tra ginocchio e caviglia, lungo la tibia, si interviene innanzitutto riposandosi, evitando per un po’ quegli esercizi che hanno sovraccaricato l’area. Non è necessario abbandonarsi alla sedentarietà ma è possibile optare per forme di attività fisica a impatto ridotto sugli arti inferiori, come il nuoto o la bicicletta.

Ghiaccio e plantari

Oltre al riposo applicare ghiaccio è un utile rimedio “fai da te”? «Nelle fasi iniziali sì, per ridurre il dolore e l’iperafflusso vascolare. Va fatto nei primi 3-4 giorni dalla comparsa del dolore per dieci minuti e mai a contatto diretto con la pelle».

Bene indossare un plantare in caso di conformazione del piede che potrebbe favorire la sindrome: «Un alterato carico a livello del piede, come avviene nel caso di un piede piatto o cavo, si trasmette direttamente alla tibia, per cui va corretto e ridistribuito», ricorda la specialista.

Se la sindrome da stress tibiale non è stata trattata per bene a cosa può portare? «Può evolvere in quadri patologici più gravi quali la sindrome algodistrofica, in cui vi è un coinvolgimento anche delle strutture sottocutanee e cutanee, oppure nelle fratture tibiali. Molto spesso – conclude la specialista – se non trattata anche con un programma riabilitativo personalizzato, può comportare a un’alterazione della cinetica del passo che, nel lungo periodo, può determinare sovraccarichi anche su altri distretti come il ginocchio o l’anca». (Humanitasalute.it)