Dolore cervicale, in quali casi si tratta di ernia del disco?

Circa il 18% della popolazione soffre di dolori cervicali saltuari, episodici o addirittura costanti. A volte però il dolore può diventare persistente, manifestarsi come acuto, molto simile ad una stilettata o flash doloroso che si protrae da una scapola all’altra. In alcuni casi, quando il dolore cervicale è cronico e non passa né con i classici accorgimenti né con i farmaci antidolorifici, si può invece ipotizzare la presenza di un’ernia del disco cervicale. Ne parliamo con il dottor Carlo Antonio Todaro, Responsabile del Centro di Chirurgia Mininvasiva della Colonna di Humanitas Mater Domini.

«L’ernia del disco cervicale  è una problematica abbastanza diffusa ed è dovuta alla degenerazione ed alla protrusione dei dischi vertebrali che si trovano nella zona del collo. I dischi intervertebrali fungono come dei “cuscinetti” tra le vertebre al fine di ridurre gli attriti, garantire tutti i movimenti del collo ed attutire i traumi. Può accadere che, per effetto naturale o genetico, per posture sbagliate, per traumi acuti o cronici continuati nel tempo (come le sollecitazioni che subiscono gli autisti o i barcaioli) i dischi cervicali subiscano una degenerazione che causa la fuoriuscita di parte di essi (il nucleo polposo) dalla propria sede e vada a comprimere le strutture midollari e nervose presenti all’interno della colonna», spiega lo specialista.

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I sintomi tipici dell’ernia del disco cervicale sono molto simili a quelli della classica “cervicale”, nonché delle contratture del collo e per questo molto spesso vengono sottovalutati dal paziente. Un errore da evitare, perché si tratta di una patologia che può peggiorare nel tempo. Può capitare che, insieme al dolore sordo, il paziente avverta un formicolio che scende lungo il braccio, coinvolga le dita della mano e addirittura possa interessare anche parte del viso o della nuca. Altri sintomi sono la sensazione di nausea, la cefalea, le vertigini e la sensazione di debolezza alle dita della mano ed anche alle gambe.

Ernia cervicale, come curarla?

L’ernia cervicale può essere trattata con massaggi decontratturanti, fisioterapia o tecniche mininvasive quali l’ozonoterapia e l’intervento chirurgico. «L’ozonoterapia rappresenta un valido trattamento al problema dell’ernia discale cervicale. Il trattamento consiste nell’iniezione di una miscela d’ossigeno a livello cervicale. Ne consegue che la tensione discale ed il dolore sono alleviati grazie al potere antinfiammatorio dell’ozono. La terapia può essere però eseguita solo in casi selezionati, ossia quando il disco è ancora contenuto e l’unico sintomo è il dolore», spiega il dottor Todaro.

Quando è indicato l’intervento chirurgico, la tecnica di elezione è l’approccio mininvasivo, che consiste nell’asportazione dell’ernia insieme al disco e la sostituzione del disco vero e proprio (un cuscinetto) con uno artificiale. Avvalendosi di un microscopio operatorio, il chirurgo rispetta le strutture nervose (meno “invasivo”) e quelle ossee e legamentose (meno “demolitivo”). Poiché la colonna vertebrale è un insieme di vertebre che permettono il movimento e sopportano il carico, più la struttura è rispettata, più viene conservata la sua funzione.

«Nel caso delle ernie discali cervicali, l’approccio chirurgico si chiama “discectomia anteriore”. Questa scelta dipende dalla tipologia dell’ernia (dura o molle), dalla qualità dei dischi, dalle abitudini di vita e di sport e dall’età. Quando si asporta un’ernia discale, si asporta il prodotto del mal uso della colonna. Dopo l’intervento, quindi, si deve modificare l’uso della colonna correggendo la postura. E’ quasi un dovere dedicarsi alla ginnastica ed al movimento fisico, ma soprattutto coltivare una disciplina sportiva», conclude il dottor Todaro. (Humanitasalute)