Spasticità post-ictale ridotta dalla tossina botulinica anche tramite una riorganizzazione corticale [FISIOTERAPIA E RIABILITAZIONE]

Uno studio, condotto nella Repubblica Ceca e pubblicato sul Journal of the Neurological Sciences, conferma la possibilità di utilizzare i movimenti passivi delle mani per mappare mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) le reti cerebrali sensomotorie in pazienti con spasticità post-ictale dell’arto superiore e dimostra che la riduzione della spasticità indotta dalla tossina botulinica di tipo A (BoNT) è associata a cambiamenti di attivazione sensomotoria centrale indotti dagli esercizi, probabilmente mediati da un alterato drive afferente dai muscoli colpiti dalla spasticità.

«La spasticità post-ictale (PSS) è una delle principali sequele di un ictus ischemico. Lesioni ischemiche dei tratti discendenti si traducono in sindrome del neurone motore superiore (UMNS) che comprende segni sia negativi (debolezza e perdita di destrezza) sia ‘positivi’ (in particolare, la spasticità)» ricordano gli autori, coordinati da Tomáš Veverka, del Dipartimento di Neurologia presso l’Ospedale Universitario dell’Università Palacký di Olomouc.

Come noto, la PSS può interferire con i movimenti volontari, è disabilitante e influisce negativamente sulla qualità di vita del paziente; riducendo in modo significativo la destrezza manuale, la motilità e le prestazioni nelle attività della vita quotidiana.

«Numerosi trial clinici hanno dimostrato che la BoNT è uno mezzo terapeutico sicuro ed efficace per alleviare la PSS dell’arto superiore e migliorarne la funzione. La strategia attuale per alleviare la spasticità focale» proseguono gli autori «combina l’applicazione di BoNT e la fisioterapia». La BoNT agisce bloccando il rilascio di acetilcolina nelle giunzioni neuromuscolari. In aggiunta a questo sito periferico di azione, vi sono crescenti evidenze che possano verificarsi anche effetti indiretti a distanza sul midollo spinale e sul cervello».

La BoNT, infatti, colpisce le fibre intrafusali così come quelle extrafusali, quindi altera l’anomalo input sensoriale al sistema nervoso centrale (SNC) tramite le fibre afferenti Ia. «Questo è probabilmente il meccanismo mediante il quale la BoNT iniettata nella periferia può indurre una riorganizzazione corticale» sostengono Veverka e collaboratori.

«In nostri precedenti studi fMRI di pazienti gravemente colpiti, l’imaging cinestetico dei movimenti delle dita è stato usato come compito sperimentale. L’imaging motorio evoca infatti l’attivazione delle aree corticali associate ai movimenti eseguiti. Tuttavia, un compito mentale è difficile da controllare» spiegano gli scienziati. «A differenza dell’imaging motorio, il movimento passivo è facile da eseguire e monitorare e in più induce un’attivazione sensomotoria della corteccia mediante le vie afferenti al SNC».

Lo scopo di questo studio è stato quello di localizzare e analizzare i pattern di attivazione della corteccia cerebrale correlati alla BoNT durante i movimenti di flesso-estensione passivi al polso della mano colpita.

Sono stati studiati pazienti con grave paralisi della mano e notevole spasticità: 7 soggetti con ictus ischemico (età media: 58,8 anni; 4 donne). La spasticità è stata classificata in base alla scala di Ashworth modificata (MAS). L’esame fMRI è stato eseguito 3 volte: prima (W0) e 4 (W4) e 11 (W11) settimane dopo la somministrazione di BoNT. I dati fMRI dell’intero cervello sono stati acquisiti durante movimenti stimolati ripetitivi passivi della mano plegica (flesso/estensione al polso) alternati a riposo.

Già in un lavoro precedente, gli autori avevano concluso che un efficace trattamento della spasticità portava a una riduzione della sovrattivazione bilaterale nelle aree corticali e sottocorticali durante il compito di movimento delle dita. Tale sovrattivazione sarebbe causata, secondo gli studiosi, da meccanismi maladattativi dovuti all’afferenza propriocettiva aumentata in modo patologico. La riduzione del firing delle fibre afferenti, grazie alla BoNT, dai muscoli spastici modulerebbe quindi la plasticità e ripristinerebbe la fisiologica distribuzione spaziale dell’attività corticale con una chiara lateralizzazione.

In questa ricerca, come previsto – alla luce dei precedenti esperimenti – la BoNT ha transitoriamente ridotto i punteggi MAS a W4. Lungo tutte le sessioni, l’attivazione fMRI della corteccia sensomotoria ipsilesionale (M1, S1 e SMA) ha predominato. A W4, sono emersi transitoriamente cluster aggiuntivi bilateralmente nel cervelletto, nella corteccia sensomotoria controlesionale e nella corteccia occipitale controlesionale.

«Questa ricerca suggerisce che il successo del trattamento della spasticità focale modula circuiti sensomotori corticali e subcorticali» sostengono Veverka e collaboratori. «Viene infatti fornita la prova, mediante imaging funzionale, dei cambiamenti dinamici nella rete sensomotoria conseguenti alla somministrazione di BoNT e alla fisioterapia. Il movimento passivo genera prevalentemente un drive afferente propriocettivo alla corteccia somatosensoriale, che è esattamente il presunto meccanismo di effetto indiretto di BoNT sulle reti sensomotorie centrali».

Veverka T, Hluštik P, Hok P, et al. Sensorimotor Modulation by Botulinum Toxin A in Post-Stroke Arm Spasticity: Passive Hand Movement. J Neurol Sci, 2016 Jan 11. [Epub ahead of print]


[Fonte http://www.pharmastar.it/?cat=32&id=20364]