Test per la cuffia dei rotatori

Sono dei test attivi dove si richiede di mantenere una posizione o di opporsi ad una resistenza mediante una contrazione isometrica. Lo stimolo isometrico concentra la sua maggiore azione sul tendine interessato che si trova a mantenere uno stato di tensione protratto. Le attività isometriche, così come quelle eccentriche, stimolano maggiormente il tendine e per questo motivo sono le più indicate per valutarne lo stato di salute. I test tendinei devono essere ben eseguiti e ben interpretati. La buona esecuzione prevede le seguenti caratteristiche:

– corretto posizionamento del paziente: lo stimolo deve essere specificatamente indirizzato alla struttura oggetto della valutazione;

– giusta intensità della resistenza: resistenze inefficaci possono essere ben tollerate dal tendine che non manifesta il sintomo;

– ripetizione del test: nei pazienti che possiedono un buon tono muscolare, un aiuto può essere apportato dai muscoli sinergici. La richiesta di una singola contrazione isometrica può non evocare dolore o deficit di forza. In questi pazienti è necessario effettuare più ripetizioni per evocare il sintomo. Un tendine perfettamente integro non manifesta nè dolore nè facile affaticabilità, anche se sottoposto a più stimoli.

L’interpretazione è collegata all’effetto prodotto dal test:

– impossibilità di mantenere la posizione richiesta: non deve essere direttamente collegata ad una lesione. Il dolore prodotto dalle tendiniti o dalle tendinopatie calcifiche può dare la stessa espressione clinica. In presenza di una lesione tendinea, terminata la fase dolorosa acuta, vi sarà sempre una riduzione della forza. Se lo stato infiammatorio non è associato a lesione, terminata la flogosi, il paziente riacquisterà un completo recupero della forza.

– deficit di forza in assenza di dolore: i tendini sono riccamente innervati a livello sensitivo. Una patologia che interessa queste strutture si manifesta con minor forza associata a dolore. La completa assenza di dolore può indirizzarci verso una patologia neurologica (deficit del nervo periferico motorio).

Test di Jobe: valuta il tendine del sovraspinato.

Foto 8Il paziente viene invitato a mantenere il braccio abdotto a 90°, anteposto di 30° (sul piano scapolare) e intraruotato. Se la posizione viene mantenuta, l’operatore richiede una spinta verso l’alto contrastata manualmente. Si consiglia di eseguire il test bilateralmente.

La valutazione può essere eseguita con il busto eretto o in decubito supino. Tra le due posizioni vi sono, però, delle importanti differenze:

– il peso del braccio: in posizione eretta il sovraspinato viene impegnato per eseguire l’elevazione del braccio contro gravità. Peso del braccio e spinta dell’operatore possono rappresentare due stimoli importanti per un tendine infiammato, lesionato o recentemente suturato. La posizione in decubito supino permette una valutazione più fine del sovraspinato perché lo sgrava del peso dell’arto. In posizione eretta il movimento di abduzione è ottenuto anche grazie al contributo del deltoide, la sua contrazione può favorire un dolore da conflitto sub-acromiale che accentua il deficit di forza del muscolo sovraspinato. In decubito supino, la posizione specifica per l’esecuzione del test viene raggiunta con un minore impegno del deltoide. L’attenuazione del vettore di risalita riduce il conflitto e consente una migliore valutazione del tendine.

– La postura: in decubito supino la cifosi dorsale e l’anteposizione delle spalle si attenuano per effetto della gravità e ciò porta ad una riduzione del piano scapolare. Per seguire l’orientamento delle fibre muscolari del sovraspinato, il braccio può essere mantenuto in angoli inferiori rispetto ai 30° di anteposizione, caratteristici della stazione eretta. Sia in posizione eretta che in decubito supino, è buona norma osservare l’accentuazione o l’attenuazione della cifosi dorsale e la maggiore o minore anteposizione delle spalle.

– Test di rotazione esterna: valuta il sottospinato.

Foto 9Il paziente viene invitato a mantenere le braccia addotte in rotazione neutra, con i gomiti flessi a 90°. Se la posizione viene mantenuta, l’operatore richiede una spinta in rotazione esterna contrastata manualmente. Si consiglia di eseguire il test bilateralmente.

Test di Patte: valuta il piccolo rotondo.

Foto 10Il paziente viene invitato a mantenere il braccio abdotto a 90° ed extraruotato, con gomito flesso a 90°. Se la posizione viene mantenuta, l’operatore richiede una spinta in rotazione esterna contrastata manualmente.

– Test Belly press (o test di Napoleone): valuta il sottoscapolare.

Foto 11Il paziente viene invitato a premere la mano contro l’addome, mantenendo il gomito sul piano frontale. Se la posizione viene mantenuta, l’operatore richiede una spinta del gomito in avanti contrastata manualmente.

L’eventuale scarsa efficienza del sottoscapolare viene compensata da una flessione del polso e dal conseguente arretramento del gomito rispetto al piano frontale.

– Test Lift-off: valuta il sottoscapolare.

Foto 12Il paziente viene invitato a portare la mano dietro la schiena all’altezza della vita. Se la posizione, non in appoggio al tratto lombare, viene mantenuta, si richiede una spinta della mano contro quella dell’operatore.

Questo test è più attendibile del precedente nella valutazione del sottoscapolare (la maggiore rotazione interna esclude completamente il gran pettorale dal movimento); unico inconveniente è rappresentato da una possibile limitazione articolare che non consente al paziente di raggiungere la posizione.

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[Fonte http://www.riabilitazionespalla.it/test-clinici/]