Esercizi utili per la stenosi vertebrale

Camminare diventa una sofferenza e per avere un po’ di sollievo bisogna stare con il tronco leggermente piegato in avanti altrimenti il dolore, che parte dalla schiena e si irradia a tutte e due le gambe, diventa insostenibile. È la stenosi del canale vertebrale , un problema di cui si parla poco ma che riguarda moltissimi ultrasessantenni ed è una delle cause principali di intervento chirurgico dopo i 65 anni.

I trattamenti

Ora una revisione italiana degli studi sull’argomento dimostra che il bisturi non è per forza meglio di trattamenti conservativi di riabilitazione: l’indagine, pubblicata di recente sulla Cochrane Library , sottolinea infatti che non ci sono differenze sostanziali di efficacia fra la chirurgia e gli esercizi per liberarsi dal malessere provocato dalla stenosi, che in pratica consiste nel restringimento del canale dove passa il midollo spinale e nella conseguente (dolorosa) compressione dei nervi.
«Tuttora non ci sono molte ricerche sul tema, inoltre gli interventi chirurgici in genere sono ben descritti mentre i protocolli dei trattamenti conservativi sono meno precisi – afferma Fabio Zaina fisiatra di ISICO (Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale) e autore dello studio -. Dai dati disponibili a oggi, tuttavia, si può affermare che non ci sia una netta superiorità della chirurgia per risolvere la stenosi. Dovremo capire meglio che cosa funziona di più perché la ricerca è ancora agli inizi, ma certo si tratta di un messaggio che può tranquillizzare i pazienti».

Terapia farmacologica

Non molti infatti vanno in sala operatoria volentieri e sapere che anche con farmaci, corsetti e soprattutto esercizi si possono ottenere buoni risultati è un sollievo.
«Per la terapia farmacologica si usano cicli brevi di cortisonici per via epidurale , ma pochi pazienti rispondono e non sempre bene: ciò che invece di sicuro funziona sono gli esercizi per migliorare l’elasticità della colonna – dice Zaina -. Il fisioterapista, dopo aver valutato le caratteristiche di ciascun caso, indica un piano personalizzato di attività con esercizi di stretching, flessione ed estensione della schiena che ognuno può fare da solo a casa propria. Una buona regolarità e l’impegno garantiscono ottimi risultati: la qualità della vita e l’autonomia migliorano, senza esporsi a effetti collaterali».

La laminectomia

La sicurezza dei programmi di esercizi è uno dei motivi che li rende la prima scelta, oltre all’efficacia analoga al bisturi appena dimostrata dai ricercatori di ISICO; con l’intervento chirurgico infatti sono possibili eventi avversi che interessano dal 10 al 24% dei casi e vanno dai danni neurologici alle infezioni, dalla necessità di ulteriori operazioni agli ematomi, fino a eventi molto rari come l’edema polmonare.
«L’intervento classico è la laminectomia , con cui si toglie una parte dell’arco posteriore della vertebra a livello della stenosi per decomprimere il midollo spinale – spiega Zaina -. In alcuni casi ciò comporta un’instabilità eccessiva delle vertebre, che quindi possono essere fuse per venire bloccate e stabilizzate durante l’intervento stesso o con un’operazione successiva. Alcune patologie cardiovascolari o l’osteoporosi, sono controindicazioni per la laminectomia; in tutti gli altri casi la scelta va condivisa valutando costi e benefici, perché la stenosi non è una malattia con conseguenze gravi ed è quindi necessario avviare al bisturi solo chi può trarne i massimi vantaggi coi minimi rischi. Sapere che anche con gli esercizi si possono avere validi risultati conferma come la chirurgia sia un’opzione quando i trattamenti conservativi hanno fallito». (di Alice Vigna per Corriere della Sera)