Milano, picco di influenza soprattutto per i bambini: assalto ai reparti pediatrici degli ospedali

(di Sara Bettoni per Corriere Della Sera) – Al Buzzi erano in 90 al pronto soccorso pediatrico sabato, altrettanti domenica. Numeri simili alla De Marchi e alla Macedonio Melloni, contro i 50 o 60 pazienti di un giorno «normale». E le terapie intensive dedicate ai più piccoli sono da tutto esaurito. Colpa dell’influenza, che quest’anno sembra prendere di mira soprattutto i bambini. Una stima della Coldiretti parla di 90 mila lombardi a letto con febbre e raffreddore nella terza settimana di gennaio. Gli ospedali ritengono che in questi giorni si stia vivendo il cuore dell’epidemia. «Siamo nel picco — conferma Edoardo Calderini, primario di terapia intensiva pediatrica alla De Marchi —, in rianimazione siamo strapieni». Sempre occupati i cinque posti, così come i sette del Buzzi e i reparti omologhi di Bergamo e Brescia.

Il virus influenzale nei piccoli con malattie croniche apre le porte ad altre patologie più gravi, come la polmonite batterica. Da qui la richiesta di ricoveri. Ai bimbi sotto i due anni capita invece di essere colpiti dalla bronchiolite. Arrivano gravissimi in pronto soccorso, ma se seguiti adeguatamente si riprendono in fretta. Per chi abita fuori Milano non è semplice trovare cure a misura di bambino. Così è stato presentato in Regione un progetto per andare a prendere i minori nei vari ospedali con un’ambulanza attrezzata e portarli nelle rianimazioni a loro dedicate. A patto, si intende, di un rinforzo di posti e personale. «Vogliamo partire coprendo il Milanese — prosegue Calderini —. Vedremo se si può aggiungere un gradino in più all’assistenza pediatrica». Per gli adulti invece i numeri sono meno allarmanti. Al Policlinico nel weekend si contavano 180 accessi giornalieri, al Niguarda 280. Più lavoro della norma per medici e infermieri, ma comunque gestibile. «Sono giorni impegnativi — conferma Basilio Tiso del Policlinico —, eppure non abbiamo ancora raggiunto i massimi storici. L’influenza sembra meno aggressiva e un po’ in ritardo». Al Niguarda ci si prepara al boom questa settimana, mentre si esauriscono gli ultimi appuntamenti per la vaccinazione anti influenzale. «Il siero è quadrivalente — spiega Maurizio Orso, responsabile del centro vaccinale — e protegge dal ceppo che dovrebbe essere prevalente». Chi ha prenotato per ricevere l’iniezione? «Soprattutto gli anziani, ma anche una buona fetta di malati cronici. E poi le donne in gravidanza, che hanno approfittato della possibilità di farla insieme al vaccino contro difterite, tetano e pertosse».

Il risultato della campagna si vedrà alla fine del mese. Da anni la Lombardia è arenata al 47/48 % di popolazione protetta, una quota ancora troppo bassa per frenare la circolazione del virus e tutelare i più deboli. «L’influenza non va sottovalutata — ammonisce Orso —, il periodo ottimale per ricevere il siero è quello precedente all’epidemia. Ed è consigliato anche ai bambini sopra ai sei mesi, con l’accortezza di riservare a loro due dosi, se non hanno mai fatto nessuna vaccinazione».