Occhiali contro paralisi facciale

(di Francesca Cerati per Ilsole24ore) – Alice Frigerio, 34 anni e una specializzazione in chirurgia maxillo-facciale, sta sviluppando la sua ricerca tra Harvard e l’Università di Milano.  Il suo progetto – un dispositivo bionico per la riabilitazione delle paralisi facciali monolaterali – è uno dei 5 che ha vinto la borsa di studio L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza (di 15mila euro) che ogni anno dà la possibilità a giovani ricercatrici che lavorano nel campo delle Scienze della vita e della materia di perfezionare la propria carriera professionale.

Alice, tra il 2011 e il 2014 è stata visiting PhD candidate e, a seguire, visiting scientist presso il “Facial Nerve Center della Harvard Medical School di Boston” dove ha potuto testare su 40 pazienti tecnologie robotiche di “facial pacing” per la riabilitazione di chi ha subito una paralisi facciale. Un distrurbo che colpisce  ogni anno, circa lo 0,3% della popolazione.  Nella maggior parte dei pazienti la causa è un’infezione virale, ma vi sono anche casi di paralisi congenita o dovuta a un trauma o a un intervento chirurgico.  Nell’80% dei casi, la paralisi facciale si risolve spontaneamente in poche settimane o mesi, ma a volte lascia segni evidenti, come attività motorie involontarie.

A oggi la cura si basa su terapie farmacologiche, fisioterapia e, nei casi meno fortunati, su ricostruzioni chirurgiche. L’idea di usare dispositivi bionici di facial pacing non è nuova, ma risale agli anni Ottanta. E’ però dal 2010 che nello Smile Lab dell’Università di Milano, diretto da Paolo Cavallari, si studiano e cercano i biosegnali dell’ammiccamento spontaneo. Ed è qui che per eliminare le interferenze dei vicini muscoli masticatori e zigomatici hanno sviluppato un software multicanale in grado di filtrare le registrazioni elettromiografiche del muscolo dell’occhio e di quelli circostanti. Oltre ad aver individuato i parametri ideali di stimolazione elettrica epicutanea del nervo facciale.

La ricerca  di Frigerio, che è  a un passo dal prototipo, si basa su questo stesso approccio e in collaborazione con il Neuroengineering and medical robotics laboratory del Politecnico di Milano è arrivata a realizzare un semplice dispositivo per la riabilitazione, cioè un paio di occhiali connessi a un hardware portatile da tenere al collo o legato alla cintura.

“Attraverso degli speciali occhiali connessi a un computer – spiega Alice Frigerio – è possibile registrare i movimenti della parte del volto sana e con questi dati la macchina ripeterà gli stessi movimenti, grazie all’elettrostimolazione, nella parte del volto che ha subito la paralisi”. Una sorta di allenamento sincrono dei muscoli facciali in cui le parti terminali di registrazione e stimolazione sono montate sugli occhiali (da portare durante il giorno), mentre il resto dell’hardware (amplificatore, microcontrollore e stimolatore) resta in una piccola scatola da indossare.

“Il primo obiettivo  – continua Frigerio – è ripristinare l’ammiccamento spontaneo dell’occhio, movimento relativamente semplice, coordinato da un solo muscolo (l’orbicolare dell’occhio) e cardinale per la protezione oculare. La perdita dell’ammiccamento è infatti considerata dai pazienti tra gli aspetti più debilitanti, e la sua riabilitazione costituisce un risultato importante nella pratica clinica, oltre a essere una premessa al ripristino di altri movimenti, quali il sorriso”.