Articolazioni: da che cosa è provocato il «dito a scatto»?

Inizialmente si avverte un lieve dolore alla radice di un dito, ma con il tempo spesso le cose peggiorano tanto che il dito interessato – più spesso il pollice, il medio o l’anulare – rimane bloccato in posizione piegata, per poi raddrizzarsi con un brusco scatto e un dolore intenso. Stiamo parlando del «dito a scatto», condizione diffusa soprattutto in alcune categorie di lavoratori e nelle donne dopo la menopausa, ma che può colpire anche i bambini.
«I tendini flessori, che fanno piegare le dita, scorrono nella guaina sinoviale , una sorta di canale protettivo. Il dito a scatto si presenta quando questa guaina si infiamma e si restringe, ostacolando il normale scorrimento dei tendini – spiega Michele D’Arienzo, direttore della Clinica ortopedica e traumatologica dell’Università di Palermo e segretario della Società italiana di chirurgia della mano -. Quando si vuole piegare il dito, il tendine è costretto a forzare la parte più ristretta della guaina ( puleggia) e ciò causa uno scatto doloroso. Il dito può restare bloccato in posizione piegata e per raddrizzarlo occorre un ulteriore sforzo che può provocare un altro scatto, anch’esso doloroso».

Quali fattori provocano l’infiammazione?
«Entrano in gioco più elementi. Il dito a scatto è più comune in chi pratica attività lavorative che comportano gesti manuali frequenti e ripetitivi, come maneggiare forbici, cesoie, cacciaviti. Tra i fattori predisponenti ci sono le malattie reumatiche e il diabete. Spesso sono colpite le donne dopo la menopausa: probabilmente per il ristagno di liquidi, che favorisce l’infiammazione dei tendini. Può capitare, infine, che il dito a scatto interessi i bambini che succhiano il pollice, ma può essere anche congenito».

Come si pone la diagnosi?
«Ci si basa essenzialmente sui sintomi. I più tipici sono il dolore sul palmo della mano alla base del dito interessato (specie quando si esercita una pressione e che peggiora con l’estensione del dito stesso), nonché il tipico scatto doloroso al compimento del movimento di estensione. I disturbi sono in genere più intensi dopo il riposo, per esempio al risveglio al mattino, e tendono a diminuire utilizzando la mano. Di solito per avere maggiori dettagli diagnostici, in vista di un eventuale trattamento chirurgico, si esegue un’ecografia».

Come si cura il dito a scatto?
«Per alleviare i sintomi alcuni propongono di steccare il dito, facendo indossare un tutore, per tenerlo in posizione estesa. Si tratta di una terapia sintomatica che consente di mettere a riposo l’articolazione coinvolta, impedendo di flettere il dito durante la notte. In questo modo si attenua il dolore associato ai movimenti della mano al mattino. Ma in generale è meglio non temporeggiare troppo e intervenire alla radice del problema, soprattutto se i sintomi sono importanti. In prima battuta si opta per l’infiltrazione di cortisonici per alleviare l’infiammazione, eventualmente associata a laserterapia o tecarterapia. Se non si ottengono miglioramenti bisogna prendere in considerazione il trattamento chirurgico».

Che cosa prevede la chirurgia?
«Lo scopo è aprire la prima puleggia in modo che il tendine possa scorrere liberamente. L’intervento viene eseguito in day surgery e i punti si tolgono dopo una decina di giorni. Nella maggior parte dei casi il recupero dell’uso della mano è veloce. Nel caso in cui il dito a scatto riguardi un bambino, lo si incoraggia innanzitutto a non mettere più il dito in bocca. Se le cose non migliorano, si interviene chirurgicamente, di solito entro i tre anni».

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[Fonte http://www.corriere.it/salute/reumatologia/14_dicembre_07/articolazioni-che-cosa-provocato-dito-scatto-1f4a65d2-7e1d-11e4-9639-7f4a30c624ee.shtml]