Bisceglie, topo in ospedale: «È stato messo apposta»

La posizione «strana» in cui è stato filmato il topo, peraltro immobile quando è stato catturato e messo in un sacco di plastica. La dichiarazione dell’addetto alle pulizie, secondo cui la porta della stanza è stata rinvenuta socchiusa ed il roditore era già a terra morto, e quella della paziente che aveva occupato la camera fino al mattino trovandola «in perfette condizioni igieniche». Ancora, l’identità degli autori del video, due volontari di una associazione di Trani che erano lì per trasferire una paziente e che hanno lasciato registrati nel video alcuni commenti scandalizzati. Il caso del topo che passeggiava sullo stipite di una porta del reparto di Malattie infettive all’ospedale di Bisceglie ha fatto il giro d’Italia. Ma a fronte di troppe circostanze dubbie, il direttore generale della Asl Bat, Alessandro Delle Donne, ha preso carta e penna: un esposto di 25 pagine, depositato in Procura a Trani, racconta una storia che merita di essere approfondita.

Il sospetto, che dovrà ora essere approfondito dalle indagini delegate ai carabinieri del Nas, è che possa essersi trattato di un gesto premeditato, forse un sabotaggio, legato alle polemiche locali che stanno accompagnando la disattivazione dell’ospedale di Trani (decisa nell’ambito del Piano di riordino della Regione), oppure ad alcuni appalti che riguardano le associazioni. L’«accusa» alla Asl, portata avanti da sedicenti comitati di cittadini e approdata poi anche in dichiarazioni politiche, è che si sarebbe voluto favorire l’ospedale di Bisceglie a scapito di quello di Trani. E dunque – è la tesi, tutta da verificare – qualcuno potrebbe aver voluto tendere una trappola al direttore generale Delle Donne, facendo in modo che l’ospedale di Bisceglie apparisse poco sicuro per i pazienti.

I militari hanno già effettuato un sopralluogo, verificando la presenza di protezioni a tutte le aperture dell’edificio e constatando che il topo può essere passato soltanto dall’ingresso principale dell’ospedale, percorrendo 150 metri e superando tre porte (una delle quali chiusa e apribile solo dall’interno, dopo aver suonato a un citofono) per arrivare infine in reparto e di lì alle stanze di degenza. Sarebbero insomma state necessarie troppe coincidenze insieme, per non parlare del fatto che il roditore sarebbe dovuto passare inosservato ad almeno mezza dozzina di addetti (oltre che alle persone che si trovavano nella sala d’aspetto antistante il reparto): più facile invece che il topo – che appariva «scoagulato» dopo la cattura – possa essere stato introdotto dall’esterno.

«È doveroso fare chiarezza», dice il dg Delle Donne che sottolinea «la grande collaborazione, spontanea, ottenuta dalle persone che erano presenti quel giorno in ospedale e che dunque hanno conoscenza diretta dei fatti». L’esposto ha ricostruito anche il «percorso» del video, partito da un sito locale di Trani e poi approdato (dopo 30 minuti) su quello di un tg nazionale: come se – ipotizza la Asl – qualcuno si sia occupato di diffonderlo puntando a ottenerne la massima diffusione. Se il roditore fosse finto, in base all’esposto l’ipotesi di reato sarebbe il procurato allarme, mentre se fosse vero si tratterebbe di un attentato alla salute pubblica.