Pubalgia: cos’è e come si cura

pubalgia

Calciatori, schermidori, tennisti, ballerini e, più in generale, chiunque pratichi un’attività fisica che richieda un’intensa sollecitazione delle gambe: sono le vittime predilette della pubalgia, sindrome dolorosa che interessa la regione addominale, inguinale fino alla zona interna delle cosce.
A che cosa è dovuta?
Rodolfo Capanna, presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) e primario di ortopedia oncologica all’Ospedale Careggi di Firenze -. Nella maggior parte dei casi, però, la pubalgia rientra tra le “patologie da sovraccarico”, la cui origine si fa risalire a una serie di microtraumi ripetuti nel tempo che possono creare danni a livello dei punti di inserzione sull’osso pubico di diversi muscoli, tra cui addominali e adduttori. In pratica, si tratta di un dolore muscolo-tendineo (mioentesite) che riguarda diversi gradi di lesione dei muscoli della zona frontale e bassa dell’addome e della sinfisi pubica (articolazione fra le due ossa pubiche)».
Esistono fattori di rischio?
«Numerosi fattori possono favorire il sovraccarico funzionale e dare il là alla sindrome dolorosa. Tra questi, sbilanciamenti funzionali tra muscoli addominali deboli e muscoli adduttori forti e rigidi, debolezza intrinseca di muscoli addominali o inguinali, contratture di alcuni muscoli (per es. flessori dell’anca) che a loro volta possono indurre alterazioni della postura, presenza di un’accentuata curvatura lombare o di patologie congenite dell’anca. Possono contribuire allo sviluppo della pubalgia anche fattori esterni, per esempio allenamenti su terreni non adatti (troppo cedevoli o irregolari) o il cambiamento del tipo di scarpe. Sebbene la pubalgia abbia una predilezione per gli sportivi, specialmente di sesso maschile, può colpire anche le donne soprattutto a fine gravidanza. In questi casi, il dolore è scatenato, da una parte dal peso del bambino sui muscoli dell’addome, dall’altra dalla secrezione dell’ormone relaxina che conferisce maggiore elasticità alla sinfisi pubica per favorire il parto».

Come si riconosce la pubalgia?
«Caratteristico è il dolore nella zona del pube, che può irradiarsi fino all’interno coscia, in genere unilaterale. Nella maggior parte dei casi, nelle fasi iniziali il dolore compare al risveglio e si manifesta quando si comincia l’attività sportiva, per poi scomparire dopo il riscaldamento: la pubalgia è quindi tale da consentire la prosecuzione dell’attività, ma sarebbe meglio stare a riposo per non rischiare di peggiorare il quadro. In forme particolarmente importanti il dolore può sopraggiungere all’improvviso, durante lo svolgimento dell’attività sportiva, ed essere tale da impedirne la continuazione».
Come si cura?
«In una prima fase è fondamentale il riposo per evitare di complicare la situazione. Per alleviare i disturbi si usano antinfiammatori e antidolorifici. Se questo approccio non è sufficiente si può tentare con terapie fisiche, come onde d’urto o laserterapia. Passata la fase acuta, è utile un programma di riabilitazione con esercizi di rinforzo muscolare, stretching dei muscoli adduttori, mesoterapia, accorgimenti per correggere la postura, ginnastica propriocettiva. Quest’ultima serve a recuperare la capacità di rispondere adeguatamente agli stimoli variabili che provengono sia dal terreno, sia dall’attività sportiva in carico (cambi di direzione, arresti improvvisi, salti). Nella maggior parte dei casi la terapia medica è sufficiente. La chirurgia può essere necessaria in casi selezionati».

[Fonte http://www.corriere.it/salute/15_marzo_16/pubalgia-come-si-cura-d6716636-cbbe-11e4-990c-2fbc94e76fc2.shtml]