La tendinite dell’Achilleo: anche il tendine si ammala

Quello di Achille è il tendine più grande del corpo umano, in grado di sopportare una capacità di carico fino a circa 12.5 volte il peso corpore. Un tendine quindi all’apparenza molto resistente e con elevata capacità di “performance” biomeccanica, ma che può comunque anche “ammalarsi” (fino alla rottura, in taluni casi), sia per sollecitazioni meccaniche, sia anche in relazione a malattie di carattere generale. Cos’è esattamente la “tendinite dell’Achilleo”, come riconoscerla e curarla ? E’ possibile prevenirla ? Abbiamo approfondito l’argomento con la dottoressa Maria Cristina d’Agostino, specialista ortopedico e responsabile del Centro Terapia e Ricerca Onde d’Urto di Humanitas, da molti anni impegnata nello studio e cura delle patologie dei tendini.

Una patologia che può essere anche asintomatica

“Nel parlare quotidiano ci si riferisce alla patologia dell’Achilleo con il termine generale di tendinite – ha spiegato la specialista-; in realtà oggi sappiamo che, quando un tendine si “ammala”, si instaura una vera e propria tendinopatia (ovvero malattia), il tendine perde cioè la sua struttura originaria (degenera) e pertanto si indebolisce. Su questo substrato, ma non sempre, si possono innescare i processi infiammatori: quelli per cui in genere il paziente si rivolge al medico. E questo è particolarmente vero per il tendine d’Achille. Non sempre infatti un Achilleo “malato” si manifesta con dolore, in alcuni casi il paziente può non accorgersi della patologia tendinea e/o sottovalutarla, ed arrivare alla rottura spontanea come evento improvviso ed inaspettato, in genere in corso di attività sportiva o comunque per movimenti che comportino una brusca trazione sul tendine stesso (per esempio improvvisi cambi di direzione, corsa su terreni accidentati o salti). Da qui l’importanza di una particolare attenzione allo stato di salute del tendine d’Achille, specie quando si pratica attività sportiva o in presenza di fattori di rischio e di patologie sistemiche e o terapie concomitanti.”

Ci sono due localizzazioni tipiche in cui può manifestarsi una tendinopatia dell’Achilleo: il corpo del tendine (cioè la porzione piu’ centrale), oppure la sede di inserzione sull’osso (il calcagno) posteriormente.

I campanelli d’allarme da non sottovalutare

Vediamo però quali sono, oltre al dolore, i “campanelli di allarme” di una tendinopatia dell’Achilleo. “Fortunatamente – continua d’Agostino – il tendine d’Achille è superficiale e ben visibile all’ispezione, per cui sia un’alterazione della struttura (tipica delle fasi più avanzate), sia un processo infiammatorio in fase attiva possono essere facilmente sospettati con un semplice esame clinico. Potremo notare un “rigonfiamento” in corrispondenza della parte centrale dell’Achilleo (non sempre associato a dolore), oppure a livello della sua inserzione sul calcagno, eventualmente dolorabile alla pressione locale, con difficoltà a camminare o a praticare sport. Nelle fasi più acute, in cui prevale l’infiammazione in senso stretto, è possibile anche riscontrare arrossamento”.

Dal punto di vista diagnostico, in molti casi già un’ecografia ben eseguita può orientarci nella corretta direzione. Sarà utile poi anche completare gli accertamenti con una radiografia (per valutare l’osso ed eventuali calcificazioni); quando l’esame ecografico non è in grado di risolvere i dubbi, può essere indicato eventualmente approfondire anche con una risonanza magnetica.

Fondamentale è ovviamente riconoscere in prima battuta un’eventuale lesione completa spontanea del tendine Achilleo, poiché in questi casi è indicato il trattamento chirurgico di riparazione tendinea. Una volta diagnosticata la presenza di una tendinopatia dell’Achilleo, la strategia terapeutica si basa su due concetti fondamentali: precocità e completezza di trattamento. In altri termini: prima affronteremo la terapia e con un approccio cosiddetto integrato, maggiore sarà la probabilità di guarire (o almeno migliorare) con beneficio duraturo.

Ad eccezione dei casi in cui sia necessario operare in urgenza per lesione completa, il trattamento di scelta è di tipo “conservativo” (cioè non chirurgico) e l’atto chirurgico viene preso in considerazione come ultima risorsa.

Nel trattamento “conservativo” sono comprese tutte quelle terapie che si prefiggono di ridurre i processi infiammatori ed al tempo stesso ricostituitre la struttura e funzione originarie del tendine. Importanza fondamentale è riservata alla fisiokinesiterapia (esercizi terapeutici riabilitativi specifici per il tendine d’Achille) ed alle stimolazioni biofisiche, in grado di agire sulle cellule e sul tessuto tendineo stesso; in alcuni casi potrà essere indicato anche il trattamento infiltrativo per migliorare il trofismo del tendine (non il cortisone !).

Fra le diverse stimolazioni biofisiche applicabili localmente, le onde d’urto, ormai sorpassata la fase cosiddetta pionieristica, rappresentano attualmente una validissima soluzione terapeutica. Sono stimolazioni meccaniche (onde acustiche), ma non provocano traumi o lesioni al tessuto tendineo, bensì, attraverso l’attivazione di reazioni biologiche, modulano infiammazione e rimodellamento del tessuto, facilitandone così anche il recupero funzionale.

Se ben eseguite e con strumentazione adeguata, sono ben tollerate e pressochè prive di effetti collaterali. Resta importante che il trattamento conservativo sia di tipo integrato, ovvero le diverse terapie elencate siano programmate in combinazione o in sequenza (in funzione del caso clinico), comunque mai come unica terapia.

“Il paziente deve essere esortato a dedicarsi con costanza alla fase di “riabilitazione” (fisiokinesiterapia od esercizio terapeutico) nel programma di cura della tendinopatia, poiché importante nel “guidare” il recupero della struttura tendinea – ha concluso la specialista -. Da non trascurare poi la diagnosi e cura (laddove possibile) di eventuali patologie concomitanti (in genere di carattere metabolico o immuno/reumatologico), la cui presenza o mancato riconoscimento possono inficiare la cura della tendinopatia dell’Achilleo. Importante anche ricordare che l’assunzione di antibiotici chinolonici (ormai di comune utilizzo nella pratica clinica quotidiana), in alcuni soggetti, può contribuire all’insorgenza di tendinopatie dell’Achilleo talora molto resistenti alle terapie. In fine, non dobbiamo dimenticare che curare una tendinopatia, specie dell’Achilleo, può richiedere anche diversi mesi, poiché la guarigione (o comunque il miglioramento) non è legato solo alla riduzione del dolore e dell’infiammazione, bensì al miglioramento della struttura stessa del tendine che è alterata”.

Quale prevenzione?

“Sicuramente – ci illustra d’Agostino – la prevenzione è la chiave di tutto, ed è fondamentale anche per ridurre il rischio di recidiva. La prevenzione si basa sulla conoscenza e sul precoce riconoscimento dei possibili fattori di rischio, così come la loro eliminazione o controllo.

Ecco per brevi punti, alcuni consigli pratici:

Seguire una corretta alimentazione, così come il controllo del peso e adeguata idratazione, tutti fattori determinanti anche per la salute dei nostri tendini

Non sottovalutare patologie generali concomitanti (es. gotta, diabete, ipercolesterolemia, malattie reumatiche o autoimmuni) o terapie farmacologiche in atto o pregresse quali possibili concause di tendinopatia

Affrontare sempre con cautela e gradualità l’attività sportiva, che dovrà consona alla nostra conformazione fisica ed alle nostre capacità, con allenamento costante e gradualmente incrementante, evitando eccessi e “fuori programma”

Scegliere con attenzione l’attrezzatura sportiva, prime fra tutte le calzature; lo stesso dicasi anche per le scarpe della vita quotidiana (utile per esempio un minimo rialzo o pochi cm. di tacco, soprattutto qualora vi siano già le prime avvisaglie di una patologia a carico dell’Achilleo)
Se possibile, supervisione del gesto atletico con la collaborazione di istruttore/allenatore, così come per la stesura del piano di allenamento

Eventuale correzione con plantari di possibili “deformità” del piede (per esempio piede piatto);

Riduzione/astensione da attività sportiva durante la cura della tendinopatia.

In linea generale, senza voler creare “allarmismo” nei confronti delle patologie del tendine d’Achille, è consigliabile comunque non trascurare i primi segni e sintomi clinici di una “tendinite” dell’Achilleo, così come utile ricordare sempre il principio “tendine sano in corpore sano”. (humanitasalute)