Migliora i riflessi e il coordinamento Un biliardino per la riabilitazione

(di Alessandra Mangiarotti) – Alla fine della Seconda Guerra mondiale pare che fosse utilizzato nei centri per la riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra. È proprio a questo uso che deve probabilmente il suo nome. Certo è che una partita a calcio balilla fa bene al corpo e alla mente: aiuta la coordinazione dei movimenti, stimola la circolazione sanguigna, migliora la velocità di reazione del sistema nervoso. Ecco perché da ieri uno speciale biliardino ha trovato casa nella Piazzetta degli Amici del Dimer — dove c’è anche un pianoforte per gli amanti della musica — nel reparto di Neurologia dell’ospedale San Raffaele di Milano. Un nuovo strumento di riabilitazione. Un calcio balilla «senza barriere», che può essere usato anche da chi si muove con difficoltà o in carrozzina.

Il dono della Federazione Calcio Balilla

Per dirla con Francesco Bonanno, presidente della Federazione paralimpica italiana calcio balilla (Fpicb) : «È un calcetto per tutti. Perché chi meglio dello sport aiuta a superare le diversità e a creare integrazione?». È stata proprio la federazione a fare dono del biliardino all’unità di Neurologia, Neurofisiologia clinica e Neuroriabilitazione diretta dal professor Giancarlo Comi.
La sport therapy trova riscontro anche in letteratura scientifica: diversi i benefici dimostrati dell’esercizio fisico non solo sulle funzioni motorie ma anche cognitive.

Uno strumento di riabilitazione

Spiega Letizia Leocani, neurologa e responsabile del Centro Magics del San Raffaele: «Pensiamo che le persone ricoverate nel nostro reparto affette da sclerosi multipla e da altre patologie neurodegenerative possano trarre giovamento da questo sport che può migliorare il coordinamento dei movimenti oculari e delle mani, lo sviluppo dei riflessi e, sicuramente, da un punto di vista psicologico migliorare l’autostima e la socializzazione». Il nuovo calcio balilla special è infatti disponibile gratuitamente per tutti i pazienti pronti a coinvolgere nella loro sfida anche familiari e amici. «Questo è un regalo che migliorerà la permanenza in ospedale dei nostri pazienti — aggiunge Comi, direttore tra l’altro del l’Inspe-Istituto di Neurologia sperimentale —, agevolando il loro percorso di riabilitazione». (Corriere della sera)