Parlare due lingue aiuta a riprendersi dall’ictus

Secondo la neurologa Suvarna Alladi, del National Institute of Mental Health and Neurosciences di Bangalore in India, il merito è della cosiddetta riserva cognitiva, che permette al cervello di resistere in situazioni di emergenza. Lo studio condotto rivela che parlare due o più lingue permette al cervello di riprendersi dall’eventuale attacco da ictus. Ciò grazie alla riserva cognitiva che rafforza le proprie connessioni cerebrali, proteggendosi dai danni della malattia.
Parlare due lingue: protegge il cervello e lo rende più forte
“Quando abbiamo due lingue madre il nostro cervello è più attivo in diverse aree – spiega Leandro Provinciali, presidente della Società italiana di neurologia. – È come se la nostra corteccia cerebrale svolgesse più compiti nel passare da una lingua all’altra. E l’allenamento rafforza il cervello (ridere fa bene) preparandolo a rispondere meglio a eventuali danni. Quello che accade, – continua Provinciali, – è la dimostrazione delle grandissime capacità di plasticità e adattamento del cervello: Nei bilingui la scelta delle parole si fa in base al contesto in cui ci si trova, pescando dalle risorse che servono al momento. Il cervello si allena a sviluppare queste strategie alternative. Ovvero, se il contesto cambia, come accade in seguito al danno da ictus  il cervello si adatta a rispondere a una nuova situazione. L’idea è che con le lingue il cervello costruisca un pozzo da cui pescare in caso di emergenza. Una riserva cognitiva. Insomma, – prosegue – quando la benzina finisce l’automobile va in riserva e la macchina continua a camminare. Senza che noi ce ne accorgiamo. Quella cognitiva funziona in maniera pressoché simile: quando le abilità vengono compromesse, per esempio dall’ictus, il cervello ripiega sulla riserva per continuare a mantenere le proprie funzioni. A questa riserva cognitiva serve tutto – conclude lo scienziato – dalle lezioni di musica, alla lettura, alle lingue ovviamente”.
Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato le perfomance di recupero post-ictus di oltre 600 pazienti proprio nella città poliglotta Hyderabad, dove in tanti, indipendentemente dal livello di istruzione e dallo stato sociale, parlavanono due o più lingue. Dei 608 pazienti seguiti per oltre due anni 255 ne parlavano una sola e 353 ne parlavano (almeno) due. E dai dati analizzati è emerso che Questi ultimi avevano performance di recupero nettamente migliori, e nel complesso quelli che avevano funzioni cognitive normali dopo l’ictus erano circa il doppio. Come se il bilinguismo avesse protetto il cervello dal danno, rendendolo più plastico e in qualche modo più forte.
[Fonte http://www.farmacia.it/index.php/infosalute/articolo/17/14502]