Piede e caviglia, non sottovalutiamo i campanelli di allarme

I nostri piedi ci sostengono nel cammino, svolgendo una straordinaria funzione di bilanciamento tra la forza di gravità relativa al peso del nostro corpo e la necessità di mantenerci stabili, quando siamo fermi e quando ci muoviamo. Non sempre però tutto funziona alla perfezione: l’efficienza di quello che è un sistema composto da numerosi muscoli, tendini, legamenti e ossa può essere messa in difficoltà in qualsiasi momento e per diversi motivi. Se per i bambini è importante verificare sin dai 6/8 anni che l’evoluzione del cammino e della funzionalità del piede sia corretta, negli adulti le insidie sono molte: traumi, scarpe non adeguate, attività sportiva non condotta correttamente, lavori pesanti e con calzature specifiche…

sintomi sono spesso evidenti: durante il cammino possiamo sentire il bisogno di fermarci e togliere la scarpa, oppure il nostro piede “formicola” o sente un dolore “trafittivo”, come se avessimo pestato un chiodo; in altri casi, per non sentire dolore, siamo costretti a camminare con il piede “girato” verso l’interno o l’esterno, o ad appoggiare solo la punta o il tacco. Alla sera il piede può essere caldo o gonfio o arrossato e siamo costretti a mantenerlo sollevato sopra un cuscino; in altri casi, invece, la caviglia può essere così dolorosa da impedirci di svolgere le più semplici attività quotidiane. In questi casi, i danni (dalle infiammazioni fino ad eventuali lesioni), se non trattati per tempo e in modo adeguato, possono avere effetti su postura, articolazioni superiori (es. ginocchio, anca, colonna vertebrale) o nervi dell’arto inferiore, e non solo.

Ecco perché è bene consultare uno specialista, con una profonda conoscenza del sistema piede/caviglia ed un’ampia esperienza nei suoi disturbi, in grado di effettuare la diagnosi corretta e capire quando è necessario dedicarvi attenzioni particolari. Egli può indirizzare verso una soluzione conservativa, ad esempio con farmaci, percorsi di rieducazione (compresa quella in acqua), di fisioterapia manuale o strumentale, con un’attenzione particolare alla sensibilità propriocettiva (che regola cioè il rapporto e il collegamento tra i nostri “sensori” nervosi, il sistema nervoso centrale e il nostro apparato muscolo-tendineo). In altri casi, invece, si può rendere indispensabile il ricorso a un intervento chirurgico, soluzione che oggi può avere un impatto contenuto sulla vita quotidiana del paziente, a condizione che il chirurgo possieda un’elevata abilità ed un’estrema padronanza delle tecniche chirurgiche, a partire da quelle mininvasive. E’ il caso di un comune alluce valgo, che oggi può essere corretto con efficacia al momento opportuno, prima che degeneri in gravi deformità, con conseguenze sulla deambulazione e sulla funzionalità del piede, oltre che sulla sua estetica. (Newsrimini)