Salute delle gambe, quanto ne sanno le italiane?

Inestetismi e gonfiore alle gambe sono solo alcuni sintomi di una patologia ben più complessa, la malattia venosa cronica. Eppure secondo un’indagine Doxa le donne italiane non lo sanno. Al via la campagna di sensibilizzazione “Donne in gamba” per aumentare la consapevolezza dell’importanza di prendersi cura di sé, a partire dalle gambe

Crampi e formicolii, gambe gonfie e pesanti, capillari e vene varicose. Ma quanto ne sanno davvero le donne italiane dei disturbi della circolazione venosa? Poco, secondo l’ultima indagine Doxa realizzata per la campagna “Donne In Gamba” promossa da Mediolanum Farmaceutici. La ricerca, condotta su oltre 500 donne italiane tra i 35 e i 45 anni, infatti, rivela una scarsa conoscenza di quelli che sono i sintomi di una patologia complessa come la malattia venosa cronica, delle sue conseguenze a lungo termine e della prevenzione che si può fare anche in giovane età.

L’indagine. 1 donna su 2 tra i 35 e i 45 anni ha sofferto o soffre di disturbi alle gambe, in particolare gonfiore (37%), presenza di vene varicose (19%), senso di pesantezza (18%), dolore (13%). Sintomi fastidiosi che, per il 50% delle intervistate, hanno anche un impatto psicologico notevole, dovuto soprattutto alla visibilità degli inestetismi (65%) e alle limitazioni nello stile di vita (43%).

Eppure, ciò che le donne vivono nella quotidianità è ben lontano da ciò che pensano. La comparsa di inestetismi, piuttosto che la sensazione di gonfiore e pesantezza alle gambe, sono identificate in modo generico come problemi di circolazione venosa, spesso percepiti slegati da una patologia che può peggiorare col tempo. Il 56% delle donne infatti ritiene che questi disturbi siano soltanto sintomi più o meno occasionali, mentre solo il 32% li inquadra come espressione di una vera e propria patologia: la malattia venosa cronica. Secondo la vice-presidente di DoxaPharma Paola Parenti: “Non c’è consapevolezza che la malattia venosa si esprima con una sintomatologia differente in funzione dei diversi stadi di evoluzione, e ciò induce le donne a sottovalutare i segni, e dunque i rischi, che la malattia stia progredendo”.

Molta confusione. Una conoscenza superficiale, dunque, accompagnata talvolta da convinzioni errate. Come quella di ritenere la malattia venosa cronica in un certo qual modo ineluttabile in quanto legata a una predisposizione genetica, piuttosto che una patologia sì delle donne, ma che colpisce solo in età adulta se non anziana: oltre i 46 anni per il 74% delle italiane, oltre i 56 anni per il 39%. È così che fattori di rischio come le gravidanze o il tipo di lavoro svolto vengono minimizzati, citati rispettivamente solo dal 7% e dal 3% delle intervistate. La confusione che aleggia tra le donne italiane sul tema, constata Parenti, si riflette anche nel fatto che “l’idea che i disturbi della circolazione venosa siano legati all’invecchiamento non trova riscontro nell’esperienza personale delle intervistate, dal momento che già prima dei 45 anni ne ha sofferto 1 donna su 2”.

La prevenzione possibile. Malgrado la diffusione dei sintomi, solo 1 donna su 10 tra i 35 e i 45 anni ha ricevuto una diagnosi di malattia venosa cronica e il 67% non segue alcun trattamento. Un ulteriore indizio che le italiane non sanno che la malattia non solo può essere curata, ma che esiste anche la possibilità di evitarla. E non si parla solo di attenuare i sintomi, ma di agire sulle cause della malattia attraverso interventi mirati, magari con un approccio terapeutico adeguato. “La prevenzione – specifica Angelo Santoliquido, Responsabile dell’Unità di Angiologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma – si attua innanzitutto con una modificazione importante dello stile di vita, che consiste nell’attivare un controllo ponderale, fare attività fisica, evitare di stare in piedi fermi per lunghi periodi di tempo, correggere la postura, usare scarpe adeguate, utilizzare le calze elastiche”. Ma non solo, continua Santoliquido: “Esistono dei farmaci dalla provata efficacia clinica che possono aiutare ad evitare la progressione della malattia, controllandone al tempo stesso la sintomatologia, molecole come il mesoglicano che agiscono sull’infiammazione delle vene alla base dell’insorgenza della patologia”.

La campagna. In definiva l’indagine Doxa fa emergere in modo chiaro il buco informativo delle italiane sui disturbi della circolazione venosa, sui trattamenti disponibili e sugli accorgimenti nello stile di vita per evitare che si manifestino i sintomi e segni associati alla malattia. Ben vengano, dunque, campagne di sensibilizzazione come “Donne in gamba”, perché per essere davvero tali, conclude Paola Parenti, “le donne hanno bisogno di essere informate di più e meglio sul significato dei diversi sintomi, sull’importanza di rivolgersi al medico precocemente anche in assenza di segni visibili, e sulle opportunità terapeutiche disponibili”. La campagna di sensibilizzazione “DonneInGamba” sarà presente sui social con profili Facebook e Instagram con l’hashtag #proteggiletuegambe. (Repubblica.it)