Tendine d’Achille, come esorcizzare lo “spettro” che spaventa i podisti

Sintomi, cause e trattamento di una patologia molto diffusa tra i runner. Fondamentale agire in tempi brevi.

Tendine d’Achille, uno “spettro” che agita i pensieri di tantissimi podisti. A cominciare dai sintomi.
Questa tendinopatia si manifesta in particolare con un dolore a livello del tallone e con un gonfiore lungo la guaina tendinea, soprattutto in prossimità del calcagno, determinando peraltro la rigidità della caviglia. Così riporta Dario Mattacchioni, osteopata e fisioterapista, per Repubblica.it.
Tra i runner la diffusione della patologia del tendine d’Achille è molto alta, trattandosi di una sindrome da sovraccarico dell’arto inferiore.
Le cause più frequenti di questo disturbo sono rappresentate dall’eccessivo stress meccanico (sovraccarico a livello delle strutture tendinee) e da fattori congeniti (eccessiva pronazione del piede, supinazione). Un ulteriore fattore che può determinare la patologia è l’utilizzo eccessivo di farmaci come, ad esempio, i corticosteroidei, gli antibiotici e le statine: in questo caso, la tendinopatia può generarsi anche in assenza di stress meccanico.
Non va sottovalutato, inoltre, l’effetto di una muscolatura carente dell’arto inferiore, che può determinare un sovraccarico di lavoro a livello del tendine come compensazione del lavoro muscolare.
Quanto ai trattamenti, nella tendinopatia del tendine di Achille la cosa più importante è la tempestività dell’intervento curativo: prima si agisce, infatti, e maggiormente rapidi sono i tempi di guarigione. Nella prima fase della comparsa del fastidio è opportuno procedere con applicazioni di ghiaccio (2/3volte al giorno per 20 minuti) nell’arco dei primi 3/4giorni. Se il problema non scompare entro l’allenamento successivo, sarà necessario ricorrere al riposo e iniziare il trattamento specifico del problema, a partire da un esame dettagliato della postura e del carico plantare del paziente. Necessari test muscolari per determinare se il problema è di origine meccanica piuttosto che posturale.
Passando alle cure vere e proprie, da sottolineare il laser ad alta potenza, la tecar terapia e il massaggio profondo per cercare di togliere le aderenze che possono crearsi lungo la guaina tendinea. Altrettanto importante insegnare al paziente sia gli esercizi di rinforzo muscolare (dei muscoli ipotonici esaminati) che gli altri esercizi propiocettivi importantissimi per una corretta stabilità durante le fasi della corsa.
Se ci rendiamo conto che il problema è più di origine anatomica, possiamo risolvere la tendinopatia del paziente con dei trattamenti osteopatici e, nel caso, consigliando l’utilizzo di ortesi. Un ultimo consiglio a tutti i runner: non correre mai “sulla stanchezza” perché è proprio tale approccio con il gesto atletico a innescare molto spesso gli infortuni.