Tendinopatie: forse la causa è il sistema metabolico

La tendinopatia o la rottura di un tendine non interessa soltanto gli sportivi, ma milioni di persone che vedono alterarsi in maniera profonda la propria qualità della vita. Dietro alla tendinopatia, a differenza di quel che si può pensare, potrebbe esserci un problema di metabolismo

Pensando alla rottura di un tendine o a una tendinite, la prima associazione che viene in mente è quella degli sportivi: in particolare i calciatori. I calciatori sono tra gli sportivi professionisti più colpiti da questa patologia che viene evidenziata dalle notizie di ritiri più o meno clamorosi nel corso degli anni: da David Beckham a Ronaldo, da David Batty a Javier Zanetti, sono infatti innumerevoli gli atleti che hanno rallentato o addirittura interrotto le loro carriere proprio per colpa di un tendine.

Ma, ricordano tuttavia gli esperti, non sono solo gli atleti professionisti a esserne colpiti, sono infatti milioni le persone che nella loro vita hanno affrontato una rottura di un tendine o una tendinopatia. E considerata la Cenerentola dell’apparato muscolo-scheletrico – già motivo di racconto nella mitologia greca quando diventò l’unica parte vulnerabile dell’eroe Achille.
Tuttavia, ancora oggi, c’è molto da chiarire sul perché i tendini si ammalano. Considerando anche che il processo di guarigione di un tendine presenta delle difficoltà biologiche intrinseche.

Solo di recente la letteratura scientifica ha cominciato ad affrontare l’interessante connessione tra le malattie metaboliche e l’insorgenza di tendinopatie. E, in favore di questa tendenza, è stato organizzato dalla Fondazione IBSA per la ricerca scientifica il Forum “Metabolic diseases and tendinopathies: the missing link” che si è tenuto presso l’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana di Lugano.
L’obiettivo era stimolare i ricercatori a indagare meglio le relazioni tra le patologie metaboliche e le alterazioni della matrice extracellulare o delle cellule stesse in un tendine patologico. Le prime, spesso subcliniche, non sono facilmente diagnosticabili.

Il Forum ha visto la presenza di alcuni tra i più prestigiosi esperti a livello internazionale in quest’area come Isabel Andia (Cruces University Hospital, Barakaldo), Francesco Oliva (Università di Tor Vergata, Roma), Michele Abate (Università G. d’Annunzio, Chieti), Andrew J. Carr (Oxford University), Anna C. Berardi (Ospedale Spirito Santo, Pescara), Michael Kjaer (University of Copenhagen), Louis J. Soslowsky (University of Pennsylvania), Antonio Frizziero (Università di Padova), Jess G. Snedeker (University of Zurich), Xavier Chevalier (University of Paris), Michael Hirschmann (Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia presso il Kantonsspital Baselland a Bruderholz) e Christian Candrian (Ente Ospedaliero Cantonale Lugano). Dalla Malesia agli Stati Uniti, i circa 200 presenti tra ricercatori, studenti universitari e medici specialistici, hanno avuto la possibilità di tracciare lo stato dell’arte sulla correlazione tra malattie metaboliche e tendinopatie.

«Succede a tutti noi: un paziente sta bene fino al giorno prima, non ha fatto nulla di strano e poi si presenta con un dolore a uno dei grandi tendini del nostro corpo come la cuffia dei rotatori, l’epicondilo laterale, il tendine di Achille – apre il prof. Nicola Maffulli, Professore Ordinario presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno e la Queen Mary University di Londra – l’anello mancante potrebbe essere quello che accade nel resto del nostro corpo, non nei muscoli, tendini ed articolazioni. Già quasi un secolo fa qualcuno con gran fiuto aveva ipotizzato che potesse esserci qualcosa che rendeva pazienti diabetici a maggior rischio di soffrire di dolori nella cuffia dei rotatori. Certe cose sono state dimenticate, ma il seme della conoscenza lanciato. Dopo tanto tempo, è germogliato grazie alle ricerche scientifiche che hanno dimostrato come effettivamente vi sia una dimostrata associazione fra problemi metabolici e problemi tendinei».

Possono dunque il diabete, l’obesità, le patologie della tiroide, l’ipercolesterolemia e altre disfunzioni endocrine e metaboliche giocare un ruolo nell’insorgenza e nella cronicizzazione delle patologie dei tendini? I pazienti più difficili da trattare non sono i calciatori della serie A, ma piuttosto le persone più sedentarie che, senza aver fatto nulla, si ritrovano con lesioni che sembrano essere intrattabili. Il Forum, grazie al supporto di Fondazione IBSA, ha permesso di fare il punto e, con un approccio assolutamente interdisciplinare, inquadrare meglio lo scenario e capire quali metodiche terapeutiche, e non solo, possano migliorare quello che è divenuto un vero problema sociale.

«Nonostante una serie di ipotesi, vi sono tuttora innumerevoli fattori totalmente sconosciuti che agiscono sui tendini; recentemente, si è parlato molto della genetica delle tendinopatie: non vi è dubbio che alcuni di noi hanno ereditato geni, o varianti di geni, che predispongono a tali affezioni – continua il prof. Maffulli, Presidente della Italian Society of Muscles, Ligaments and Tendons e responsabile medico delle ultime Olimpiadi di Londra – ma la grande prevalenza di malattie e disordini metabolici ci ha indotto, negli ultimi anni, a studiare le possibili connessioni fra problemi metabolici e malattie del Sistema muscoloscheletrico. Un nuovo orizzonte di ricerca si è aperto ai nostri occhi e abbiamo dimostrato come alterazioni subcliniche del metabolismo dei glicidi e dei lipidi si possano estrinsecare in affezioni tendinee».

«Oltre a tutti gli interessanti topics che il Forum ha toccato – aggiunge il dott. Oliva, Vice-Presidente della ISMULT Italian Society of Muscles Ligaments & Tendons – il nostro gruppo di ricerca ha presentato in anteprima mondiale i risultati delle ricerche degli ultimi due anni sulle relazioni cliniche e di scienza di base tra le patologie tiroidee e le rotture della cuffia dei rotatori. Su 1.000 pazienti operati per rottura di cuffia dei rotatori abbiamo riscontrato nelle donne una percentuale di associazione con patologia tiroidea di oltre il 50%».
«Inoltre – continua il dott. Oliva – studiando i tenociti umani in vitro, abbiamo riscontrato che, sotto stimolo degli ormoni tiroidei insieme con Vitamina C, queste cellule producono molto più collagene di tipo I rispetto ai controlli, che rappresenta la struttura proteica essenziale dei tendini sani. Queste ricerche potrebbero aprire nuove speranze di conoscenza delle patologie tendinee e nuove alternative terapeutiche».

«Nell’ultimo secolo l’ortopedia si è concentrata molto sugli aspetti (bio)meccanici e sui danni strutturali. In Svizzera, nella prassi clinica ortopedica, le patologie e i processi biologici venivano largamente trascurati e demandati ai reumatologi. Negli ultimi 10-15 anni le cose sono cominciate a cambiare anche grazie ai progressi compiuti dalla ricerca sulla riparazione della cartilagine e alle sue applicazioni cliniche – afferma il professor Michael Hirschmann del Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia presso il Kantonsspital Baselland a Bruderholz – La comunità ortopedica riconosce sempre di più l’importanza dei processi biologici come fattori centrali nei processi di guarigione di cartilagini e tendini. Dobbiamo capire meglio quali fattori biologici, per esempio gli ormoni, influenzino i processi degenerativi e la guarigione di cartilagini e tendini dei nostri pazienti. Solo allora saremo in grado di sviluppare applicazioni clinicamente utili e di successo che miglioreranno gli esiti per i pazienti. A Basilea abbiamo pertanto cominciato a concentrare le nostre ricerche sui meccanismi biologici in ortopedia, ovvero sulla cosiddetta ortobiologia, allo scopo di comprendere meglio i processi patologici e di guarigione nei pazienti con problemi ortopedici».

«La Fondazione IBSA ha organizzato questo Forum mossa dalla sentita necessità di sostenere la ricerca e il confronto su temi originali o ancora contraddittori, in questo caso si tratta perlopiù di una patologia molto diffusa, la tendinopatia, le cui cause e relazioni sono ancora da indagare – afferma Silvia Misiti, direttore della Fondazione IBSA – i risultati dei lavori del Forum verranno quindi distribuiti e condivisi tra i ricercatori e gli esperti di tutto il mondo in modo da contribuire concretamente al progresso scientifico in materia».

Il Forum è stato anche occasione per presentare la nuova società scientifica International Muscle Ligaments and Tendons Society (In.mu.L.T.S.) che avrà sede proprio in Canton Ticino: la Svizzera riveste infatti un ruolo da leader a livello mondiale nell’ortopedia.
I forum rappresentano solo una delle iniziative della Fondazione IBSA: oltre all’organizzazione di eventi con esperti e professionisti, la Fondazione è in prima linea per promuovere la scienza e le sue applicazioni a livello internazionale. Per farlo essa è impegnata su diversi fronti che spaziano dall’erogazione di borse di studio per giovani ricercatori all’attività editoriale che la vede impegnata nella divulgazione di materiale sia cartaceo che digitale per permettere a tutti di conoscere gli sviluppi della medicina, al supporto di singole iniziative meritorie svolte all’interno degli ospedali.
Istituita a Lugano nel 2012, la Fondazione IBSA nasce per diventare un punto di riferimento per la promozione e la divulgazione della scienza attraverso contatti costanti con il mondo accademico, le istituzioni, gli ospedali e i semplici cittadini. Fin dall’inizio si è distinta per l’intensa attività che porta avanti e che spazia in ambiti scientifici diversi (endocrinologia, fertilità, reumatologia, pneumologia, urologia, dermatologia e terapia del dolore), con lo scopo unico di contribuire alla diffusione della scienza e delle sue applicazioni per promuovere la ricerca e la tutela della salute a livello internazionale.