Un bottoncino sullo smartphone. E il cervello può “respirare” meglio

skudo

La forma è quella di un bottone colorato. Un adesivo di 16 millimetri da attaccare sugli smartphone. Ciò che si nasconde dietro Skudo®Wave, una piccola piastrina in resina disponibile anche con i loghi delle squadre di calcio, è un nanoprocessore in grado di proteggere l’uomo dai disturbi biologici da tecnologia. Nel 2011 era stato il professor Kurt Straif dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) a parlare di «alterazione dei flussi cerebrali sanguigni ed effetti di alterazione sul Dna» in merito alle radiofrequenze e ai campi elettromagnetici emessi anche dai cellulari. Tradotto: non è certo che il danno biologico provochi una malattia, ma è certo che senza danno biologico non può esistere una ricaduta sanitaria. Per prevenire il rischio, uno staff di ricercatori diretto dal professor Nicola Limardo, responsabile scientifico nel settore della salute ambientale e docente nei corsi di alta formazione in medicina all’università La Sapienza di Roma organizzati dall’Ilma (Italian Lifestyle Medicine Association), ha elaborato una nuova nanotecnologia. «Sono serviti otto anni di lavoro ed esperti di fisica, informatica e ingegneria quantistica per mettere a punto un nanoprocessore in grado di proteggere l’uomo dai possibili effetti nocivi generati dalle batterie», dice Limardo. «Skudo®Wave non è un sistema che scherma. Le schermature vanno a modificare i campi elettromagnetici costringendo le batterie ad aumentare la potenza: il risultato è un’amplificazione del danno, non una difesa».

Il nanoprocessore inserito nel dischetto in resina, invece, «riduce l’effetto biologico nocivo della telefonata quando il cellulare viene appoggiato alla testa contravvenendo i consigli di molti produttori che scrivono nelle istruzioni di tenere il telefono a una distanza dal corpo di almeno 1,5 centimetri», spiega Limardo. E ancora: «Dopo 50 minuti di conversazione con Skudo®Wave, la Pet (tomografia a emissione di positroni) evidenzia che i valori del glucosio nel cervello non si modificano, mentre lo studio di Nora Volkow pubblicato sulla rivista Jama (Journal of the American Medical Association) dimostrava come l’esposizione al cellulare in assenza di protezione modificasse nei 47 casi trattati il metabolismo del glucosio nel cervello». Skudo®Wave agisce come un filtro che, all’interno del telefonino, opera a livello sub-atomico correggendo il disturbo generato principalmente dallo stato energetico alterato di alcuni elettroni, uno scenario che si verifica anche per l’energia indotta dalla batteria all’interno del cellulare. L’efficacia del nanoprocessore è stata verificata sull’uomo in un laboratorio di medicina cellulare e in vitro dai test svolti nel laboratorio di tossicologia genetica dell’Università di Perugia sezione sanità pubblica sul prodotto allora chiamato Geoprotex. Il Comitato scientifico del Siti, la società scientifica italiana principale che opera nella sanità pubblica, ha validato questi test pubblicandoli sugli atti del 43° Congresso nazionale.

[Fonte http://www.ilgiorno.it/cronaca/nanoprocessore-smartphone-1.2572170]