Un dolore molto intenso alla coscia: cos’è la cruralgia e come si riconosce

(di Antonella Sparvoli per Corriere.it) – È una condizione frequente caratterizzata dalla presenza di dolore nella parte anteriore e interna della coscia, l’area percorsa e innervata dal nervo crurale. I fattori di rischio sono: posture errate durante l’attività lavorativa e nello sport, sedentarietà. Le schede redatte con la consulenza di Marco Monticone, professore associato di Medicina fisica e riabilitazione all’Università di Cagliari e direttore della Struttura complessa di neuroriabilitazione dell’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari.

Il nervo crurale

È meno comune della sciatalgia, ma può essere altrettanto insidiosa. Il fatto poi che sia meno conosciuta può portare a sottovalutarla. Stiamo parlando della cruralgia, una condizione caratterizzata da un dolore davanti e all’interno della coscia. «È causata da compressioni o irritazioni del nervo crurale, che decorre dall’area lombare, innervando l’inguine, lungo la coscia e la gamba» spiega Marco Monticone. Il nervo crurale o femorale deriva dal plesso lombare e innerva l’inguine, la coscia, la gamba e parte del piede. Al suo interno sono presenti le fibre nervose che si diramano dalle radici spinali L2, L3 e L4. A livello motorio, il nervo crurale controlla i muscoli flessori dell’anca e i muscoli estensori del ginocchio. A livello sensitivo, invece, è coinvolto nella sensibilità della porzione anteriore e interna della coscia e del lato interno di gamba e piede.

I sintomi

Il sintomo più tipico è il dolore nella parte davanti e interna della coscia. Il dolore può insorgere all’improvviso, magari dopo uno sforzo, o manifestarsi in modo progressivo. Altri possibili sintomi sono: formicolii, bruciore, sensazione di scossa elettrica, perdita della sensibilità (nei casi più gravi). Talvolta la cruralgia è associata al mal di schiena nella zona lombare, in questi casi si parla di lombocruralgia.

Le cause

Nella maggior parte dei casi la cruralgia è conseguenza di una protrusione o di un’ernia del disco intervertebrale, soprattutto a livello delle vertebre lombari L2 e L3 (le ernie in L4 e L5, in genere, causano sciatalgia). Nel 5-10 per cento dei casi è legata a fenomeni artrosici, fratture vertebrali, stenosi lombare (un restringimento del canale vertebrale che comporta la compressione delle radici nervose), traumi spinali o persino all’Herpes zoster e al diabete, che potrebbero irritare il nervo crurale.

La diagnosi

Quando il dolore persiste per più di 10 giorni è bene rivolgersi al medico, che valuterà l’opportunità di una visita specialistica. Le indagini diagnostiche più utili sono la risonanza magnetica e l’elettromiografia (in particolare, nei casi di marcata debolezza delle gambe): aiutano a risalire alla possibile causa del dolore e a escludere condizioni che possono dare sintomi simili (dalla sciatalgia alla coxalgia).
Diversamente dalla cruralgia, la sciatica (o, meglio, sciatalgia) si riferisce a un dolore che s’irradia, da un solo lato del corpo, lungo il corso del nervo sciatico, dalle sue radici alle estremità, potendo interessarne anche solo un tratto. Il dolore tipico parte dalla zona lombare della schiena e passando per il gluteo e tutta la parte posteriore e/o laterale della coscia e della gamba, scende verso il calcagno, il piede o fino all’alluce, a seconda della radice nervosa interessata.

Le cure

Nella maggior parte dei casi, i sintomi migliorano da soli nell’arco di pochi giorni. Per alleviare il dolore si può ricorrere a farmaci antidolorifici, con il criterio della gradualità: si parte da quelli con meno effetti collaterali (paracetamolo), per poi passare agli antinfiammatori non steroidei e nei casi più insidiosi ai cortisonici. «Utili, in fase acuta, anche gli impacchi freddi sulla parte bassa della schiena (e non sulla coscia, come fanno in molti, perché il dolore nasce a livello spinale), che riducono l’attività elettrica del nervo crurale. Nonostante il dolore, bisogna evitare l’immobilizzazione a letto, ma, anzi, continuare a muoversi, pur senza esagerare» sottolinea Monticone. Possono essere utili anche le terapie fisiche (Tens, ultrasuoni, laserterapia, ecc.) e riabilitative (esercizi specifici per la colonna mirati al recupero della postura, della forza e del movimento), oltre a nozioni comportamentali (stile di vita corretto, attività fisica, rieducazione posturale, controllo del peso corporeo).