Artrosi al ginocchio, disturbo in aumento e non soltanto per via di obesità e longevità

Dolore e difficoltà a piegare il ginocchio, ma anche a mettersi in piedi o a salire le scale. Così riporta Nicla Panciera per Lastampa.it. L’artrosi al ginocchio è un fastidioso e invalidante disturbo, sempre più diffuso e oggi negli Stati Uniti la prevalenza è quasi il doppio rispetto all’immediato dopoguerra. I grafici indicano una crescita notevole: da una prevalenza del 6% in epoca pre-industriale al 16% dell’epoca postindustriale. Queste cifre relative a un lungo periodo di tempo provengono dall’analisi pubblicata su PNAS di quasi 2600 scheletri conservati per ragioni di formazione e ricerca, alcuni dei quali risalenti anche a 6mila anni fa.

Oggi, negli USA, il 20% degli over 45 soffre di artrosi. Il disturbo viene comunemente attribuito all’invecchiamento e all’obesità. Per approfondire le ragioni della crescente vulnerabilità della cartilagine del ginocchio gli autori, i paleoantropologi Ian Wallace e Daniel Lieberman dell’Università di Harvard e colleghi, hanno deciso di analizzare scheletri di individui vissuti in epoche diverse: individui deceduti tra il 1905 e il 1940.

Altri vissuti durante l’epoca post-industriale e deceduti tra 1976 e 2015 e, infine, nativi americani vissuti tra i 6000 e i 300 anni fa.

I dati mostrano che dalla metà del XX secolo la malattia è raddoppiata in prevalenza. Secondo gli autori, il progressivo indebolimento delle cartilagini non sarebbe soltanto un’inevitabile conseguenza dell’allungamento della vita e del sovrappeso, ma anche altri fattori di rischio indipendenti potrebbero essere coinvolti. Quali? Tra i candidati ipotizzati dai ricercatori ci sono l’inattività fisica, la dieta, l’infiammazione, e la rigidità della pavimentazioni.

L’artrosi è una malattia cronica degenerativa che interessa non solo la cartilagine, ma anche il tessuto osseo sottostante, che subisce anch’esso modificazioni fisiologiche legate all’invecchiamento. A volte, però, difetti di postura ed eccessive e prolungate sollecitazioni legate al sovrappeso, all’attività sportiva o professionale possono creare condizioni patologiche che creano dolore e invalidità.

«I sintomi includono dolore articolare che compare con il carico e che peggiora dopo un periodo di attività, e la riduzione della capacità di movimento articolare» spiega Massimo Varenna, responsabile del Centro diagnosi e terapia patologie osteometaboliche dell’Istituto Gaetano Pini di Milano e segretario generale della SIOMMMS.

«La diagnosi passa attraverso un esame radiologico che rivela progressivi livelli di alterazione strutturale e a complicare le cose esiste solo una modesta corrispondenza tra sintomatologia e valutazione radiologica». Questo significa che, anche in presenza di lesioni di notevole entità, il dolore riferito può essere molto lieve e, al contrario, una sintomatologia più impegnativa può associarsi ad un ginocchio privo di rilevanti segni radiologici.

Anche per questo non esistono dati certi sulla prevalenza dell’artrosi al ginocchio in Italia, dove comunque è molto diffusa ed è una delle principali cause di disabilità fisica e ridotta qualità della vita soprattutto negli anziani. E il fenomeno è destinato ad aumentare ancora, trainato da longevità e sovrappeso. i bambini nati nel 2016 in Italia vivranno in media fino a 82 anni e l’epidemia di obesità è arrivata a colpire il 30% della popolazione mondiale ed è in crescita ovunque, denuncia Jama.

La prevenzione è quindi fondamentale: «Fattori di rischio modificabili sono il sovrappeso e la sedentarietà, perché una muscolatura più sviluppata stabilizza l’articolazione – spiega il dottor Varenna – ma sempre evitando microtraumi e prestando attenzione agli stress cui vengono sottoposti gli arti inferiori. Ad esempio, l’appoggio su superfici sconnesse sollecita di più l’articolazione».

Vi sono poi le vulnerabilità individuali: per scoprirne di più, il gruppo statunitense sta ora analizzando i Tarahumara, popolazione che vive nell’area di Chihuahua, nel nord del Messico), celebre per i suoi ottimi corridori di lunga distanza.