Cardiopatie, il colesterolo buono ha fatto cilecca

Aterosclerosi

Avere livelli elevati di Hdl non compensa. Il balletto dei grassi nel sangue è molto più complesso del previsto. Tutta colpa del genoma

QUALCUNO PROVA a suggerire che il cattivo non sia così cattivo. E che il buono possa essere in realtà un lupo travestito da agnello. Il colesterolo spariglia (in parte) le sue carte, confondendo un’industria farmaceutica che, tra le altre cose, ha dovuto bloccare le sue sperimentazioni per le pillole che alzano l’Hdl (il cosiddetto colesterolo buono). Si era accorta infatti che non riducevano affatto il rischio di ammalarsi di cuore.
I farmaci capaci di abbassare il colesterolo cattivo e di alzare quello buono – chiamati inibitori della proteina Cetp – erano stati la promessa degli ultimi dieci anni. Una dopo l’altra, le aziende farmaceutiche che li stavano sperimentando hanno invece quasi tutte alzato bandiera bianca. “I test sono stati sospesi precocemente. C’erano segni di tossicità, di scompensi per il cuore”, spiega Oliviero Olivieri, professore di medicina interna all’università di Verona e direttore del progetto Verona Heart Study, che punta a trovare nuovi fattori di rischio cardiovascolare legati alla genetica.

Sbagliato fare i test dopo una notte di digiuno. Meglio sapere quanto i lipidi restano in corpo. A colpire i ricercatori è stato il fatto che, pur riuscendo ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo (Ldl) e raddoppiare quelli di colesterolo buono, nei volontari di una sperimentazione condotta dalla Eli Lilly le pillole non erano affatto riuscite a ridurre il numero di infarti e ictus. I dati relativi alle persone trattate erano uguali e identici a quelli dei volontari che prendevano un placebo. Segno che l’equazione fra Ldl, Hdl e salute del cuore è molto più complicata di quel che sembra. “Se da un lato il colesterolo Ldl resta un cattivone, è possibile che quello Hdl contenga al suo interno una componente di trigliceridi”, spiega Olivieri. Mal accompagnato, anche il cosiddetto colesterolo buono potrebbe dunque comportarsi da malvagio. “Noi ipotizziamo che molti tipi di lipidi nel sangue – spiega il medico veronese – si presentino con un ricco corredo di trigliceridi. Che più restano a contatto con le pareti dei vasi sanguigni, più rischiano di provocare danni”. E sarebbe proprio il Dna a spiegare come mai alcuni individui smaltiscono i trigliceridi dopo i pasti più rapidamente di altri.

“I test del sangue – spiega Olivieri – vengono fatti in genere dopo una notte di digiuno. Invece sarebbe più importante capire quanto a lungo i lipidi restano in circolazione. Nelle persone che li smaltiscono lentamente, i campioni di plasma si presentano torbidi, ricchi di trigliceridi anche 3 o 4 ore dopo il pasto. Riteniamo che quelli siano gli individui più a rischio di ammalarsi di cuore, e stiamo cercando di mettere a punto un test in grado di individuarli”. Proprio dalla scoperta di una rara variante genetica – avvenuta nel 2013 – che annullava o quasi il livello di colesterolo cattivo nei suoi portatori è nata l’idea di una nuova classe di farmaci capace di abbassare l’Ldl: gli inibitori di Pcsk9.

Con il buono e il cattivo dai ruoli meno nitidi, anche i nutrizionisti faticano a fornire al pubblico direttive chiare. A gennaio di quest’anno le ultime linee guida sull’alimentazione adottate dal governo americano hanno messo in guardia contro zucchero e sale, allentando però le redini per uova e altre fonti di colesterolo. A maggio in Gran Bretagna due enti di ricerca, il National Obesity Forum e il Public Health Collaboration, hanno chiesto un ribaltamento dei principi guida alimentari, dichiarando che «mangiare grassi non rende grassi». L’idea che troppi carboidrati non siano più salutari rispetto alla carne è convinzione che si sta diffondendo fra i nutrizionisti. Ma l’invito a mangiare grasso è stato accolto da un coro di critiche in tutto il Regno Unito. “Fare attenzione all’alimentazione resta il consiglio migliore – conclude Olivieri – chi ha grassi nel sangue dovrebbe evitare di assumerli con il cibo”.

[Fonte http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2016/07/03/news/cardiopatie_il_colesterolo_buono_ha_fatto_cilecca-143338284/?refresh_ce]