CARELab, la realtà virtuale per la riabilitazione pediatrica

Da qualche anno le nuove tecnologie sono entrate nella pratica riabilitativa, al punto che in letteratura si parla di “WiiHabilitation” per dire di una riabilitazione fatta con la Wii. A Milano – presso l’Unità di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’Età evolutiva dell’IRCCS S. Maria Nascente della Fondazione Don Gnocchi, guidata dalla dottoressa Lucia Angelini – è ora nato CARELab, un laboratorio per la riabilitazione tecnologicamente assistita. Sarà operativo da inizio 2016 e i terapisti utilizzeranno nella riabilitazione di pazienti dai 4 ai 12-13 anni i giochi interattivi in realtà virtuale, basati però su una logica differente da quella delle consolle dei videogames commerciali. La clinica si unirà alla ricerca e le aree di trattamento saranno quelle della disfunzione motoria, cognitiva e dei disturbi dell’attenzione. A supportare la realizzazione di CARELab la Fondazione Elena Pajan Parola (Mi), la Fondazione Banca del Monte di Lombardia (Pv) e l’Associazione Paolo Zorzi per le Neuroscienze Onlus (Mi).

«Per i bambini si tratta di strumenti familiari e accattivanti, che aumentano la motivazione grazie alla valenza ludica che introducono» racconta Ivana Olivieri, neuropsichiatra infantile. «Inoltre la realtà virtuale – noi abbiamo scelto di usare quella semi-immersiva – consente di variare i setting, adattandoli alle esigenze riabilitative specifiche». È questo il cuore del CARELab, che lo rende diverso da altre esperienze: «I videogiochi in commercio hanno il limite di non essere pensati per la riabilitazione e non restituiscono al terapista i dati quantitativi per il continuo aggiornamento del progetto riabilitativo. Per questo abbiamo progettato una piattaforma software ad hoc, che integra sensori diversi per rilevare più parametri e consente di creare scenari pensati insieme agli stessi terapisti», aggiunge Paolo Meriggi, bioingegnere del Centro per l’Innovazione e il trasferimento tecnologico della stessa Don Gnocchi.

Il terapista continua ad essere la figura centrale della riabilitazione ed è questo il motivo per cui la tecnologia qui dentro è quasi nascosta: «Ci sono più di 1 km di cavi, tutti invisibili», esemplifica Meriggi. «Il bambino e il terapista devono restare concentrati sulla riabilitazione, non sulla tecnologia: il terapista avrà in mano solo un tablet», ribadisce Olivieri.
Sono quattro le caratteristiche della riabilitazione computer assisted: oltre ad essere ecologica, personalizzata e interattiva, consente una misurazione oggettiva. «La medicina è sempre più evidence based. La riabilitazione tradizionalmente rileva i progressi di un paziente con scale di osservazione, mentre con questi strumenti è possibile raccogliere, monitorare e documentare oggettivamente il percorso e la sua efficacia», spiega Meriggi. Il passo successivo? «Far sì che il bambino possa svolgere a casa parte della riabilitazione, con i terapisti che monitorano da remoto i dati dell’attività», dice Olivieri. Mentre Meriggi si spinge a immaginare «oggetti in grado di restituire feedback».

[Fonte http://www.vita.it/it/article/2015/11/30/nasce-carelab-la-realta-virtuale-per-la-riabilitazione-pediatrica/137567/]