Colpo di frusta: difficile inquadratura

A dispetto dei tassi di incidenza, che ne segnalano un progressivo aumento di frequenza negli ultimi decenni, e della oggettiva rilevanza clinica, che oltretutto spesso esula dall’ambito strettamente medico-scientifico a causa delle molteplici implicazioni di ordine sanitario, sociale e medico-legale, il cosiddetto “colpo di frusta” è ancora, tra le condizioni dolorose di pertinenza muscolo-scheletrica, una di quelle di più difficile inquadramento. E ciò non solo perché il complesso sindromico che la caratterizza è talmente variegato e suscettibile di variazioni individuali da impedire la formulazione di criteri di gestione generali.
Tuttora il vero aspetto critico della sintomatologia da colpo di frusta è l’impossibilità, nella maggior parte dei casi, di identificare con precisione e in modo riproducibile un danno organico che la sottenda, sia nella fase acuta sia nell’eventuale cronicizzazione.
Sebbene per le caratteristiche cinetiche e biomeccaniche la sequenza dinamica di accelerazione/decelerazione con iperflessione/iperestensione cervicale tipica del colpo di frusta sia teoricamente in grado di ledere una qualsiasi delle strutture anatomiche sottoposte a sollecitazione, in oltre il 90% dei traumatismi cervicali conseguenti – soprattutto quando avvengono nel contesto causale più comune, quello del classico incidente automobilistico – non sono rilevabili lesioni macroscopiche a carico delle componenti ossee, muscolari, legamentose o nervose interessate.

Ciononostante, in merito alla patogenesi e alla fisiopatologia dei sintomi nei pazienti a basso rischio e che non presentano segni indicativi di lesioni del midollo, compressione di radici spinali oppure di fratture/dislocazioni vertebrali sono state avanzate svariate ipotesi, sulla base di rilievi clinici che attestano alterazioni funzionali di tipo motorio e sensitivo e di riscontri prevalentemente sperimentali o post-mortem che documentano microlesioni strutturali e modificazioni di tipo degenerativo dei tessuti molli evidenziabili in vivo solo con le tecniche di Rm più avanzate
L’impegno dedicato negli ultimi anni all’identificazione delle lesioni minori da colpo di frusta è motivato, oltre che dalla rilevanza giuridica della dimostrazione oggettiva del danno, dalla consolidata evidenza epidemiologica della frequentissima cronicizzazione della sintomatologia relativa: in circa il 50% dei soggetti in assenza di segni di compromissione neurologica o lesioni vertebrali i sintomi risultano refrattari agli approcci terapeutici raccomandati (trattamento farmacologico con antidolorifici, mobilizzazione precoce, fisioterapia specifica) e tendono a diventare persistenti, con un’intensità da moderata a grave nella metà dei casi.
Una letteratura ormai ampia sta via via contribuendo a dirimere la questione della relativa “inconsistenza clinica” del colpo di frusta comune e a delinearne, al contrario, la complessità in termini fisiopatologici: oltre alle manifestazioni algico-disfunzionali cervicali tradizionalmente riportate (dolore spontaneo, dolore alla digitopressione, riduzione dell’articolarità) sono stati ripetutamente descritti disordini dei pattern di reclutamento muscolare e dei meccanismi di controllo posturale e alterazioni sensitive, sia localizzate sia diffuse, dovute a sensibilizzazione periferica e centrale con effetti wind-up e malfunzionamento dei sistemi di inibizione e di facilitazione nocicettiva.
Le corrispondenti manifestazioni suggeriscono una compromissione dei meccanismi di elaborazione degli input recettoriali e dei meccanismi di modulazione ascendente e discendente (e di conseguenza anche dei processi di controllo neuromuscolare), all’origine dei quali potrebbero essere, secondo le ipotesi fisiopatogenetiche più recenti, le alterazioni strutturali evidenziate da un lato dalle osservazioni anatomo-patologiche e dall’altro dagli studi di imaging. Tra le più comunemente riportate: stiramenti/lesioni a carico delle componenti dell’apparato capsulo-legamentoso delle articolazioni intervertebrali e dell’anello fibroso dei dischi intersomatici e modificazioni degenerative a carico dei muscoli cervicali estensori profondi.
Quello che risalta nel panorama tuttora in divenire della patologia da colpo di frusta e che emerge dai contributi di ricerca accumulatisi soprattutto nell’ultimo decennio, è la necessità di dar spazio a schemi interpretativi articolati e a un approccio diagnostico e di trattamento che sia, all’occorrenza, multidisciplinare e commisurato alla diversità dei singoli casi.

[Fonte http://www.orthoacademy.it/colpo-di-frusta-ancora-difficile-da-inquadrare/]