FISIOTERAPIA E RIABILITAZIONE NELL’ OSTEOPOROSI

L’osteoporosiè una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e dall’alterazione della sua architettura con aumento della fragilità e quindi del rischio di frattura. Si definiscono osteoporosi “primitive” le forme postmenopausali e senili (possono comparire dopo i 70 anni in entrambi i sessi).
Le osteoporosi “secondarie” sono quelle determinate da un ampio numero di patologie (malattie endocrine, ematologiche,neoplastiche, reumatologiche, ecc.) e da farmaci (cortisonici, anticoagulanti ecc.).
L’osteoporosi e la frattura osteoporotica hanno una patogenesi multifattoriale.
Ci sono fattori di rischio che, riducendo la massa ossea, aumentano la possibilità di fratture(età, sesso femminile, magrezza, diete con ridotto apporto di calcio, carenza di vitamina D, fumo, scarsa attività fisica, menopausa precoce,  immobilità protratta).
Altri fattori aumentano il rischio di caduta (disabilità, abuso di benzodiazepine, di alcool, fattori ambientali).
Circa il 30% del rischio di osteoporosi è da attribuire a fattori genetici.
La rieducazione riveste un ruolo essenziale nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi, soprattutto nella gestione delle fratture su base osteoporotica, perché le sollecitazioni meccaniche indotte migliorano il trofismo dell’osso e riducono la frequenza e la gravità delle cadute potenzialmente pericolose.
Il trattamento riabilitativo, adeguato all’ambiente di vita quotidiana dell’anziano, corregge e migliora l’equilibrio e la coordinazione, rendendo il suo agire armonico e modificando le posture senza interrompere l’abituale organizzazione della gestualità nello stare in piedi, nello spostarsi, nel camminare, nel sedersi, evitando reazioni muscolari toniche, spesso a scatti e scomposte. Il controllo della postura può essere ottenuto con la rieducazione propriocettiva. Appaiono più efficaci nel mantenimento di un corretto trofismo osseo (= sono più osteogenici) i carichi di lavoro intermittenti rispetto ai carichi continui.
In campo riabilitativo, gli esercizi proposti devono essere adeguati individualmente, affinché il carico meccanico sia osteogenico e rimodellante; quindi saranno:
1) eseguiti con contrazioni muscolari continue, senza indurre sollecitazioni eccessive sulle articolazioni;
2) superiori ad una soglia minima efficace, evitando però gli eccessi, in quanto determinanti nel produrre un osso di minor resistenza meccanica;
3) applicati in modo intermittente e non statico: in compressione (forza di gravità) alternata alla trazione (forza muscolare);
4) applicati con una certa rapidità di esercizio, seguiti da fasi di sospensione/riposo;
5) sito-specifici, in quanto gli esercizi proposti riguarderanno soprattutto le regioni scheletriche più esposte a fratture, come l’estremità distale del radio, i corpi vertebrali e l’estremità prossimale del femore. Vanno evitati i movimenti bruschi e le flessioni in avanti del tronco, perché aumentano le sollecitazioni indotte sui corpi vertebrali ed aumentano il rischio di cedimenti ossei (corpi vertebrali in particolare).
Le linee guida per la diagnosi, prevenzione e terapia dell’osteoporosi prevedono, tra gli interventi non farmacologici, l’impiego di ortesi e l’educazione del paziente in merito ai rischi domestici di caduta.