Fisioterapisti nel Regno Unito. Tutta un’altra cosa

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il National Health System (NHS) inglese ha anticipato modelli di cura in fisioterapia che probabilmente potrebbero essere proposti anche all’interno del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Tali cambiamenti sono stati progressivamente resi possibili grazie alla modifica ed implementazione delle competenze e del profilo professionale dei nostri colleghi Inglesi. Ovviamente questa modifica non ha riguardato soltanto la riabilitazione ma tutta l’organizzazione delle professioni sanitarie e della modalità di gestione dei servizi sanitari.

Di seguito l’elenco cronologico dell’evoluzione professionale inglese:
1977 – viene definita la pratica in autonomia del fisioterapista: accesso diretto al trattamento fisioterapico da parte dei cittadini con prestazione pagata dal servizio sanitario nazionale [1]

1997 – le infiltrazioni articolari sono entrate a far parte della pratica del fisioterapista [2]

2000 – introduzione della figura dell’Extended Scope Physiotherapist, un fisioterapista con competenze avanzate, accesso diretto dei pazienti al trattamento pagato dal sistema sanitario nazionale, autonomia nel prescrivere indagini diagnostiche e riferire direttamente ad altri specialisti di area medica
2002 – Consultant Physiotherapist viene introdotta questa figura che lavora in ambito clinico primario, di ricerca e manageriale

2003 – Supplementary Prescribing il fisioterapista può prescrivere farmaci con supervisione del medico [3,4]

2015 – Indipendent Prescriber il fisioterapista può autonomamente prescrivere ai propri pazienti farmaci inerenti lo specifico campo clinico. Questa qualifica è stata introdotta per tutti i professionisti sanitari non medici e si ottiene dopo aver frequentato e certificato un apposito percorso formativo.

Un altro modello riproposto prevede un fisioterapista competente che sia di primo accesso e che collabori con i centri di medicina generale al fine ridurre gli accessi nei reparti ospedalieri riducendo cosi il carico di spesa del sistema.
Il primo accesso del paziente con il proprio fisioterapista è sostenuto da un beneficio clinico e dalla conseguente riduzione di costi per il sistema sanitario soprattutto grazie alla riduzione dei processi di cronicizzazione delle patologie. [5,6]
Nel 2012 un sondaggio mondiale ha verificato che l’accesso diretto era presente in 40 paesi tra cui Australia, Brasile, Sud Africa, Svezia e parte degli Stati Uniti. [7,8]

Sono molteplici gli studi clinici che hanno dimostrato che il fisioterapista può essere efficace, sicuro, riducendo le liste di attesa ed il numero totale di accessi in altri reparti ospedalieri. [9,10,11,12]

Per tali motivi recentemente il governo britannico ha pubblicamente dichiarato di essere al lavoro per sostenere l’accesso diretto del paziente al fisioterapista, possibilmente inserito all’interno di ambulatori territoriali in collaborazione reciproca con i Medici di Medicina Generale.
Un processo simile, crediamo, potrebbe essere di grande interesse anche in Italia. Vorremmo ricordare che in Inghilterra tutto ciò è stato avviato con le grandi “spending review” degli anni ’70 che avevano come obiettivo l’aumento dell’efficienza. Le infiltrazioni intra articolari per il dolore alla spalla ne sono un esempio chiaro. Poiché un’infiltrazione di corticosteroidi e anestetico locale mostrava la stessa efficacia di 10 sedute di fisioterapia (mobilizzazione passiva ed esercizi sotto supervisione) con un costo 20 volte inferiore, tale pratica è stata inserita nell’ambito delle attività cliniche permesse al fisioterapista.

Il legislatore inglese, dopo aver chiesto parere ai dipartimenti di economia ed istruzione pubblica, appurò che i fisioterapisti dopo adeguato e certificato processo formativo sono in grado di apprendere: l’anatomia topografica pertinente, le controindicazioni, le precauzioni, le indicazioni, l’esame funzionale, la procedura asettica di infiltrazione e le procedure di emergenza in caso di shock avendo in struttura l’attrezzatura necessaria per l’emergenza oltre che certificati BLS.

Tali procedure vengono attualmente insegnate in un modulo di cinque giornate all’interno di Master Universitari riservati a medici e fisioterapisti, i quali superata la prova del percorso infiltrativo possono praticare infiltrazioni in autonomia ai propri pazienti.

Ultima nota. Probabilmente uno dei motivi per cui i nostri colleghi inglesi hanno avuto queste possibilità professionali sta anche nel fatto che molti di loro occupano posizioni rilevanti a livello accademico, cosa che in Italia facciamo ancora fatica ad attuare.
Sperando che arrivino presto tali opportunità professionali anche in Italia ci affidiamo alla nostra associazione di categoria AIFI che possa rappresentarci al meglio in tutte le sedi opportune.

Dott. Gianpiero Capra
Dott. Luca Contiero
Fisioterapisti

[Fonte http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=40770]