Influenza, come difendersi? Il vaccino può ancora servire

(di Margherita De Bac per Corriere.it) – L’hanno già presa circa due milioni di italiani. Tra novembre e inizio di gennaio l’infezione virale più diffusa dell’inverno ha guadagnato terreno di settimana in settimana, al ritmo di 400-500mila contagi per volta. Si fermerà qui o la curva salirà ancora più su a febbraio, con un picco tardivo? È l’incognita che accompagna la più imprevedibile, temuta e a volte sottovalutata malattia infettiva.

A che punto siamo?
I casi sono aumentati bruscamente dal 18 al 24 dicembre, soprattutto tra i bambini al di sotto dei 5 anni (quasi 19 ogni 1000 bambini assistiti), seguiti dai più grandicelli tra i 5 e i 14 anni (12,65%). Quando i casi superano i 13,50 per mille si parla di intensità molto alta. La chiusura delle scuole ha arginato i contagi e il momento della verità è atteso al riavvio di lezioni e lavoro in ufficio. «L’apice ci potrebbe essere a gennaio ma sappiamo che l’influenza non risparmia sorprese. Per il momento l’epidemia sembra ricalcare quella dello scorso anno, con 5 milioni di casi in tutta la stagione», è prudente Gianni Rezza, direttore dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.

Quali sono i virus circolanti?
Il sistema di sorveglianza del ministero della Salute Influnet basato sulle segnalazione di medici-sentinella distribuiti sul territorio per ora ha rilevato la presenza di due dei tre ceppi virali caratteristici dell’epidemia influenzale in corso: il B e l’A H1N1. Manca all’appello il terzo componente del vaccino, l’A H3N2 che nell’emisfero australe si è dimostrato aggressivo. «Risulta che sia cambiato più del normale rispetto all’inizio di stagione e questo potrebbe comportare una maggiore diffusione e più infezioni respiratorie come complicanze», mette in guardia Giorgio Palù, presidente della società europea di virologia.

Quali sono le Regioni più colpite?
Piemonte, provincia autonoma di Trento, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Calabria hanno un’incidenza superiore a quella nazionale. Bisogna aggiungere però che le segnalazioni non sono sempre tempestive. Per prevenire la corsa al pronto soccorso pediatrico dei tre ospedali San Camillo, Bambino Gesù e Policlinico Gemelli, il Lazio ha tenuto aperti in queste settimane calde anche sabato e domenica i poliambulatori di quartiere con medici di famiglia e pediatri.

Ha un senso vaccinarsi adesso?
Anche se tardiva, la vaccinazione è sempre raccomandata soprattutto per le persone che hanno più di 65 anni, malati cronici e operatori sanitari. Per queste fasce di popolazione il vaccino è gratuito. Il successo della campagna antinfluenzale negli ultimi anni è in flessione dopo il caso del ritiro di lotti di farmaco per il sospetto che non fossero conformi, timore poi smentito dai controlli. Da allora è cresciuta l’ostilità nei confronti di una profilassi che è invece un’arma in più per contrastare l’insorgenza di complicanze anche mortali.

E la cura?
Non c’è una cura specifica contro i virus influenzali. Il sonno è un’ottima medicina e favorisce il processo di guarigione. Riposo e letto sono la migliore terapia uniti al rispetto dei tempi di convalescenza. La malattia deve fare il suo corso e accelerare il ritorno a scuola o in ufficio è un rischio non solo per se stessi ma anche per gli altri, esposti al contagio. L’alimentazione aiuta la ripresa. Fondamentale bere molta acqua, cibi leggeri.

I sintomi sono chiari?
L’influenza non va confusa con altre sindromi virali. Colpisce le vie respiratorie attraverso gola e naso, non coinvolge l’intestino. La febbre sala velocemente sopra i 38 gradi, accompagnata da brividi, dolori ai muscoli, mal di testa e almeno un sintomo respiratorio (tosse, mal di gola). Anche ai bambini sono sconsigliati gli antibiotici.

Un secolo fa il mondo veniva colpito dalla peggiore di tutte le influenze, la Spagnola. C’è il rischio di nuove pandemie?
Alla Spagnola del 1918 è seguita l’Asiatica nel 1957, poi la Hong Kong nel 1969. La quarta (soprannominata febbre suina) è arrivata nel 2009 ed è stata l’unica che è stato possibile prevenire col vaccino. Il rischio di nuove pandemie esiste in quanto i virus possono avere mutazioni repentine. Però l’uomo è sempre più pronto a contrastarle.