L’antibiotico provoca l’aneurisma all’aorta

L’antibiotico provoca l’aneurisma all’aorta, la scoperta salvavita legata all’utilizzo dei chinolonici che sono già legati alla rottura del tendine d’achille arriva direttamente dalla Svezia.

La scoperta che arriva dalla Svezia riapre un dibattito importante sull’aorta e sulla possibilità di un’aneurisma che in molti casi può essere addirittura mortale. I dati al momento non sono da considerarsi definitivi, ma la EMA è al lavoro per cercare di approfondire quello che è un’allarme decisamente rilevante. Di certo se tutto fosse confermato ci troveremo di fronte a una novità importante per cercare di rendere meno frequente un problema che purtroppo è molto sviluppato e può portare, come già evidenziato, a delle conseguenze davvero devastanti. Ricordiamo che l’aneurisma dell’aorta è una dilatazione da considerarsi patologica del calibro dell’arteria, quando le dimensioni sono direttamente proporzionali al rischio di rottura. Potete immaginare quanto sia pericoloso nel caso davvero si dovesse verificare la rottura di un vaso sanguineo così importante.

L’ANTIBIOTICO PROVOCA L’ANEURISMA ALL’AORTA

Arriva dalla Svezia una riflessione davvero molto importante legata alla salute del nostro corpo. Infatti uno studio ha messo in allarme l’EMA, l’agenzia europea per i medicinali, in merito al rischio collegato tra antibiotici e aneurisma all’aorta. Pare infatti che l’uso dei chinolonici (tra cui Ciproxin, Ciprofloxacina, Levoxacin, Levofloxacina e Tavanic) possa portare a dei problemi non da poco. Da tempo infatti è nota la controindicazione che questi medicinali nel tempo possano portare alla rottura del tendine d’Achille, danneggiando il tessuto connettivo e impedendo la formazione di nuovo. Lo studio svedese ha ravvisato come lo strato più esterno dell’aorta sia composto proprio dello stesso tessuto. In Svezia sono andati quindi a controllare il numero di casi di aneurisma all’aorta tra chi era sottoposto a cura con chinolonici e chi con altri antibiotici. Lo studio ha evidenziato un numero statisticamente rilevante per fare in modo che la situazione si potesse configurare come decisamente preoccupante. Sarà importante dunque vedere quale sarà l’intervento delle case farmaceutiche in merito. (Ilsussidiario.net)