Tendine rotuleo e tendinopatie

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Il tendine rotuleo è una struttura fibrosa che trasmette la forza generata dal quadricipite, dalla rotula alla tuberosità tibiale sulla quale si inserisce. E’ un tendine grosso e robusto, in quanto soggetto a sollecitazioni molto forti durante la corsa.

Il termine tendinopatia include tutta una serie di condizioni patologiche a carico del tendine e delle strutture che lo circondano, che vanno dalle semplici condizioni infiammatorie acute (tendinite o peritendinite), alla patologia cronica che porta alla degenerazione tendinea, la quale prende il nome di tendinosi. Questa comporta la perdita della normale struttura collaginea, che viene sostituita da tessuto amorfo, con eventuali calcificazioni al suo interno, conducendo alla diminuzione di resistenza del tendine. Il tendine in questa fase si presenta dolente e aumentato di volume, e rischia di andare incontro a rottura.

Tale condizione è di frequente riscontro tra gli sportivi, tanto da raggiungere una prevalenza del 14,2% tra tutti gli sportivi, e in particolare del 31,9% tra i giocatori di basket e del 44,6% tra i giocatori di pallavolo. L’evidente correlazione con l’attività del salto ha portato alla denominazione di “ginocchio del saltatore”. Tipicamente la lesione interessa la parte prossimale posteriore del tendine, in prossimità del polo inferiore della rotula.

L’eziopatogenesi è multifattoriale: sono riconosciuti fattori estrinseci ed intrinseci. Tra i fattori estrinseci il principale è il microtraumatismo, quindi l’attività fisica con stress ciclico sul tendine: sono infatti determinanti un’attività sportiva che comporti il salto, il numero di ore settimanali di allenamento, il tipo di calzature e di terreni. Tra i fattori intrinseci sono riconosciuti il peso corporeo, la presenza di malallineamenti rotulei, la presenza di malformazioni del polo inferiore della rotula, la maggior performance nel salto, la rigidità muscolare, la ridotta dorsiflessione della caviglia (importante nella prima fase della ricaduta).

E’ importante tenere conto del fatto che il tendine è un tessuto scarsamente irrorato, e che pertanto presenta un metabolismo molto lento: per questo i processi di guarigione avvengono molto lentamente.

La tendinopatia del rotuleo è una patologia ad andamento subdolo, che esordisce gradualmente con dolore, dapprima solo durante gli sforzi maggiori, ma che poi progredisce divenendo costante anche durante la vita quotidiana o a riposo. A causa del suo andamento insidioso l’atleta si rivolge alle cure mediche solo quando i sintomi divengono insistenti, quindi quando il quadro anatomo-patologico è già avanzato, tale da richiedere tempi di guarigione piuttosto lunghi.

La terapia delle tendinopatie del rotuleo è generalmente non chirurgica, e può essere medica, fisica o riabilitativa. La terapia chirurgica comprende numerose tecniche, che non garantiscono un risultato ottimale, e che prevedono tempi di recupero comunque lunghi; perciò questa opzione viene riservata ai casi refrattari, dopo il fallimento di un protocollo riabilitativo ben condotto per la durata di 6 mesi.

La terapia medica si avvale dei FANS (anti-infiammatori non steroidei), il cui utilizzo suscita però molti interrogativi in quanto sappiamo che la patologia ha un substrato infiammatorio solo nelle fasi iniziali, per cui questi sono in grado di influire sul decorso della patologia soltanto in fase di esordio. I corticosteroidi, utilizzati generalmente per via locale, ottengono un buon effetto anti-infiammatorio ma possono causare un’ulteriore indebolimento del tendine, e vanno pertanto limitati a periodi di utilizzo molto brevi.

Negli ultimi anni si sta affermando l’utilizzo dell’ossigeno-ozono terapia: questa consiste in infiltrazioni locali di una miscela gassosa di ossigeno e ozono, in grado di stimolare il rilascio di ossigeno dal sangue al tessuto tendineo, favorendone il recupero. Il vantaggio di questa procedura è che si pratica semplicemente in ambulatorio, che non prevede l’uso di farmaci, e che agisce direttamente sulla causa della tendinosi, cioè il lento metabolismo del tendine.

Un’ulteriore opportunità terapeutica viene fornita dalla medicina rigenerativa. Questa prevede delle infiltrazioni con concentrati piastrinici estratti dal sangue del paziente stesso (gel piastrinico o PRP – Platelet Rich Plasma): le piastrine, una volta iniettate, rilasciano dei “fattori di crescita”, ovvero delle molecole in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti.

La terapia fisica consiste nell’utilizzo di laser e ultrasuoni: entrambe queste terapie hanno effetto anti-infiammatorio; inoltre, somministrando calore profondo, stimolano l’apporto sanguigno al tendine, e quindi ne accelerano il recupero.

La terapia riabilitativa consiste nella riduzione dei carichi sportivi, evitando le attività che causano dolore; l’immobilità assoluta è controindicata in quanto è noto che la tensione è importante per indurre una corretta riorganizzazione delle fibre tendinee. L’esercizio di rinforzo eccentrico si è dimostrato superiore a quello concentrico in termini di risultati clinici. Importanti sono gli esercizi di stretching, ma controindicati in fase acuta. Può essere utile la massoterapia. L’uso del ghiaccio locale è indicato subito dopo l’attività fisica.

Il ritorno all’attività sportiva può avvenire nell’arco di 2-4 settimane per i casi acuti (tendinite), mentre se si instaura un processo degenerativo a carico del tendine (tendinosi), sono necessari 4-6 mesi.

Vista la varietà delle condizioni che possono favorire l’insorgenza di una tendinopatia del rotuleo, l’importanza di un intervento precoce ed efficace, la varietà delle terapie a disposizione e la loro diversa efficacia nelle varie fasi, è consigliabile rivolgersi a personale esperto per il trattamento di questa condizione. (Tuttopodismo.it)