Menisco, operazione sì o no?

Un cuscinetto, un materasso, un ammortizzatore. Tutte le immagini utilizzate per parlare di menisco (a proposito, non tutti lo sanno ma sono due, uno mediale e uno laterale) ne suggeriscono la funzione: assorbire le sollecitazioni subite dal ginocchio nella vita quotidiana e soprattutto nell’attività sportiva. Un salto, una corsa, una pista dopo l’altra, il menisco si può lesionare o addirittura fratturare. Cosa fare allora?

“Soprattutto dopo i 45-50 anni – spiega Corrado Bait, aiuto responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia del Ginocchio e Traumatologia dello Sport presso l’Istituto Clinico Humanitas e socio del centro specializzato Physioclinic di Milano – intervenire sul menisco può determinare notevoli svantaggi, come quello di causare osteonecrosi, un indebolimento dell’osso che può determinare dolore e maggiori danni alla cartilagine”.

In particolare, l’intervento è da valutare con attenzione quando la causa del menisco “malandato” non è un trauma, ma la degenerazione fisiologica portata dagli anni. Per ritornare alla metafora del materasso, in questo caso è sicuramente un po’ sfondato, ma… ancora utile. “La degenerazione dei tessuti ossei – ripende Bait – è una conseguenza dell’invecchiamento non diversa dalle rughe. Anche nel caso del menisco, questo processo “corre” più o meno velocemente, in base allo stile di vita”. E una volta di più, i “nemici” sono il sovrappeso e lo scarso tono muscolare. Nel caso del menisco, poi, bisogna anche fare i conti con eventuali difetti strutturali, come il ginocchio varo (le gambe a “o”) e il ginocchio valgo (le gambe a “x”). Come spiega Bait: “I difetti assiali “consumano” maggiormente i nostri cuscinetti naturali, facendoli invecchiare prima”.

Meglio di no. Ovviamente, nulla sostituisce la visita dell’ortopedico e solo a lui spetta dire “sì” o “no” all’intervento. Tuttavia, ci sono “regole generali”, linee guida sempre più condivise. “Si tende a evitare la chirurgia quando il menisco dà dolore solo sotto sforzo e soprattutto in persone non più giovani. Senza menisco, infatti, le superfici delle articolazioni di tibia e femore finiscono inevitabilmente con lo sfregare l’una contro l’altra, usurandosi e dando il via all’artrosi“. Pur senza finire sotto i ferri, però, c’è molto da fare per stare meglio: dalla fisioterapia con esercizi di rinforzo e mantenimento del tono muscolare, alla scelta oculata dell’attività fisica (sì a quella cosiddetta in scarico, come bicicletta e piscina), fino a terapie di stimolazione biofisica con apparecchi dedicati.

Last but not least, si è rivelato utile anche l’acido ialuronico, sì proprio quello utilizzato per riempire le rughe, attenuandole. Infiltrato nel ginocchio, lubrifica l’articolazione riducendo così gli attriti e quindi migliora la funzione articolare.

Come si fa

Se ci sono ragioni e situazioni per evitare l’intervento, ce ne sono anche per sceglierlo. Come menischi rotti (frattura, quindi, e non “meniscopatia”, che indica la sofferenza dovuta a degenerazione) in persone giovani. L’intervento avviene in artroscopia, cioè praticando piccole incisioni. Tramite una si inserisce una piccola telecamera, che permette di esplorare l’articolazione a 360°; tramite un’altra si introducono gli strumenti che consentono di valutare le strutture del ginocchio (menischi, legamenti, cartilagine). In caso di rottura del menisco questo viene “regolarizzato in maniera selettiva” cioè se ne asporta solo la parte rotta, provvedendo a bilanciare la porzione restante. “In questo modo – spiega Bait – anche se ci troviamo a fare i conti con un menisco incompleto, creiamo le condizioni per farlo lavorare al meglio”.

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[Fonte http://www.tantasalute.it/articolo/menisco-operazione-si-o-no/43617/]