Riabilitazione e prevenzione post ictus

ictus

Le patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, legate anche a stati ipertensivi persistenti e probabilmente non trattate adeguatamente, rappresentano una fra le più diffuse cause di decesso. Tra le malattie che hanno maggiori conseguenze dal punto di vista della speranza di vita, si fanno avanti l’ictus e l’attacco ischemico transitorio (TIA).

Purtroppo, infatti, esiste una percentuale di mortalità molto acuta in seguito ad ictus.

Un ictus, o infarto cerebrale, causa la mancata irrorazione sanguigna in una zona del cervello. Ne esistono varianti diverse:

  • Ictus emorragico, dovuto alla rottura di un vaso.
  • Ictus ischemico, dovuto all’ostruzione di un vaso a causa di un embolo o di un trombo. È l’ictus più pericoloso, con un tasso di mortalità non indifferente.
  • Attacco ischemico transitorio (TIA), un piccolo ictus, di breve durata, i cui sintomi possono regredire solitamente nell’arco di 24 ore, motivo per il quale viene indicato come ictus benigno, anche se per chi ha subito un TIA sembrerebbe che il rischio di ictus, in futuro, aumenti di almeno 10 volte.

Un terzo delle vittime di ictus, sopravvissute alla fase acuta, presentano comunque delle disabilità gravi tra cui:

 

  • danni motori
  • difficoltà nell’espressione facciale
  • difficoltà del linguaggio
  • difficoltà a livello cognitivo

Tra i sintomi riconoscibili di un ictus ci sono i seguenti:

  • Paralisi, debolezza e intorpidimento della faccia o degli arti: accade improvvisamente e il paziente mostra il disturbo su un lato soltanto del corpo (per esempio solo sul braccio destro o solo sul sinistro);
  • Difficoltà a deambulare, con perdita di equilibrio e coordinazione,
  • Difficoltà a parlare e a capire.
  • Difficoltà visive.
  • Forte mal di testa, accompagnato, spesso, da vomito, nausea, torcicollo e sincope (perdita di coscienza).

Se le condizioni del paziente sono critiche, bisogna intervenire chirurgicamente. Le procedure chirurgiche utilizzate mirano alla liberazione dei vasi sanguigni occlusi in modo parziale o totale da un coagulo o da una placca aterosclerotica.

I farmaci maggiormente prescritti nella terapia dell’ictus sono gli anti-trombotici (o trombolitici) e gli anti-coagulanti. Essi servono a prevenire la formazione di trombi e a diluire il sangue.

Dopo un ictus, la riabilitazione psicologica e quella fisica dovrebbero andare di pari passo con lo scopo comune di migliorare, giorno per giorno, la quotidianità della persona coinvolta e dei suoi familiari.

Esistono fisioterapisti specializzati in grado di aiutare il paziente a recuperare mobilità e capacità cognitive.

Le attività di riabilitazione comprendono:

  • Fisioterapia
  • Logopedia
  • Terapia occupazionale

È la prevenzione l’arma più efficace per limitare il rischio di ictus.

Secondo le linee guida della SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion), un’alimentazione sana può influire positivamente nella prevenzione dell’ictus.

Ecco cosa prevedono le linee guida SPREAD sull’alimentazione:

  • Ridurre il contenuto di sale, alcol e grassi saturi (burro, lardo, cibi fritti, carni rosse).
  • Seguire la dieta mediterranea, in particolare un elevato consumo di frutta, verdura, cereali e cereali integrali e un consumo regolare di pesce.
  • Aumentare il consumo di grassi polinsaturi, come olio d’oliva, frutta secca e pesce a elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi omega-3.
  • Introdurre nella dieta potassio, calcio e magnesio, antiossidanti come vitamina C, B6, B12, vitamina E, carotenoidi, folati, vitamina B6 e vitamina B12: adeguati apporti tramite la dieta esercitano un effetto positivo.

Adottare uno stile di vita sano ed equilibrato può, quindi, aiutare nella prevenzione di malattie cardiovascolari e dell’ictus. Inoltre, sarebbe utile seguire anche degli accorgimenti quali:

  • Fare sport almeno 3 volte a settimana
  • Eliminare il fumo di sigaretta
  • Ridurre il consumo di alcol
  • Allontanare ogni fonte di stress psico-fisico
  • Controllare la pressione sanguigna (Pazienti.it)