Rigidità da Parkinson, esercizio fisico e massaggi riescono a ridurla?


La malattia di Parkinson è una malattia degenerativa. La riabilitazione, così come l’attività fisica in generale, è importante. La rigidità non è un problema muscolare diretto, ma la conseguenza della disfunzione del sistema nervoso centrale che fa contrarre i muscoli in modo continuo, e in contemporanea, tra agonista e antagonista. Il risultato è la perdita graduale del movimento fluido e i muscoli diventano, in questa condizione patologica, una specie di «gabbia» che blocca il corpo e riduce l’espressività del viso. A lungo andare si verificano accorciamenti dei fasci muscolari e dei tendini che irrigidiscono ulteriormente l’apparato muscolo scheletrico. In questa situazione i farmaci miorilassanti e i massaggi sono poco efficaci. È invece importante mettere in sinergia la terapia farmacologica, indicata del neurologo, e il progetto riabilitativo, stabilito dal fisiatra, sulla base del quale il fisioterapista potrà far fare esercizi di allungamento non del singolo muscolo, ma di più muscoli. Gli esercizi consistono, per esempio, nell’allungare i muscoli del dorso piegandosi in avanti e cercando di andare a toccare le punte dei piedi. Altri esercizi consistono nella rotazione del tronco del corpo sul bacino. Si tratta di esercizi che aiutano a sentirsi meno rigidi, migliorano la “scioltezza” del movimento e diminuiscono il dolore. Importante è cercare di aiutare l’alternanza dei movimenti con l’aiuto del ritmo che può essere imposto dalla voce del fisioterapista, da una musica ritmata o da un metronomo. Gli esercizi possono essere fatti anche autonomamente mentre si cammina con cuffia e lettori musicali portatili. Il ritmo musicale facilita l’alternanza dei movimenti degli arti e aiuta nel cammino. Altri esercizi sono mirati a migliorare l’equilibrio. L’ irrigidimento muscolare si associa infatti alla perdita della sinergia muscolare che permette di rimanere in piedi anche in casi di sbilanciamento. Occorre, quindi, fare esercizi di ribilanciamento del corpo di fronte a perturbazioni esterne e se il rischio di caduta è alto si può utilizzare anche il deambulatore con le ruote. Nelle fasi più avanzate della malattia può comparire la difficoltà a bere e mangiare. Il sintomo è la tosse che compare dopo aver bevuto. Anche in questo caso la riabilitazione può essere utile per apprendere strategie di compenso che possono limitare il problema e va effettuata con la supervisione di un logopedista. In sintesi la malattia di Parkinson richiede un approccio multidisciplinare che, partendo dalla somministrazione dei farmaci affronti i problemi riabilitativi che, se opportunamente trattati, possono portare a un miglioramento dell’autonomia, e permettere anche la riduzione o, comunque, l’ottimizzazione della terapia farmacologica. (corriere.it)