Tendinopatia dei quadricipiti, laser e ultrasuoni per il recupero

tendini quadricipiti sono tessuti fibrosi molto resistenti che però, in alcuni casi, possono andare incontro a delle lesioni. In base all’estensione del danno, al tipo di attività fisica svolta dal paziente e alla sua età si potrà valutare un diverso tipo di intervento, fino alla chirurgia, con un diverso percorso riabilitativo. Ne parliamo con la dottoressa Barbara Baroni, medico della Riabilitazione ortopedica di Humanitas.

Attenzione a corsa e salti

Assieme ai muscoli quadricipiti, ovvero i muscoli della coscia, e al tendine rotuleo, i tendini quadricipiti lavorano per assicurare l’estensione del ginocchio. Le lesioni possono essere parziali, di entità ridotta, o totali, sebbene questa eventualità sia molto meno comune.

Tra gli sportivi sono a maggior rischio i corridori o i saltatori. Questo perché, correndo, si può andare incontro a una tendinite dei quadricipiti, che a sua volta indebolisce le fibre del tendine, oppure saltando e impattando al suolo con il ginocchio piegato si può provocare una rottura del tendine. Anche una caduta con un trauma diretto può causare la lesione dei tendini quadricipiti mentre avere dei muscoli quadricipiti indeboliti può aumentare le probabilità di andare incontro a questo tipo di infortunio.

Per la tendinopatia dei quadricipiti si può ricorrere a un trattamento conservativo: «Per trattamento conservativo – spiega la dottoressa Baroni – si intende l’insieme dei trattamenti e delle modalità terapeutiche atte a curare una patologia senza ricorrere al chirurgo. Nel caso specifico della patologia tendinea l’obiettivo del trattamento è curare il processo infiammatorio in atto, controllare e monitorare il processo di cicatrizzazione in caso di lesione tendinea e rispristinare la funzione».

«Fra le modalità terapeutiche – continua la specialista – vi sono le terapie fisiche antinfiammatorie; spiccano la tecarterapia, gli ultrasuoni e il laser. A queste si aggiungono trattamenti manuali da parte del fisioterapista con mobilizzazione dell’articolazione coinvolta, esercizi di rinforzo soprattutto in modalità eccentrica, esercizi di allungamento muscolare e massoterapia».

Un recupero in cinque fasi

Quando è necessario invece ricorrere all’intervento chirurgico? «L’intervento chirurgico è necessario quando vi è una lesione parziale o totale di fibre tendinee o quando vi è un avulsione tendinea, con un distacco del tendine a livello della sua inserzione ossea», risponde la dottoressa Baroni.

In che modo si fa la riabilitazione per recuperare il movimento dell’arto inferiore? «Prima bisogna mirare al ripristino della funzione rispettando i tempi biologici di guarigione tissutale. È importante rispettare le tappe di passaggio da una fase all’altra della riabilitazione con  particolare attenzione sulla progressione dei carichi».

Dopo l’infortunio, pertanto, il paziente intraprenderà un percorso di recupero scandito in cinque fasi: «Un fase uno con la riduzione del dolore e dell’infiammazione; fase due con il recupero dell’articolarità e della flessibilità; fase tre con il recupero della forza e della resistenza muscolare; fase quattro con il recupero della coordinazione e, infine, la fase cinque con il recupero della gestualità», conclude la dottoressa Baroni. (Humanitas Salute)