Vaccini: i medici non li ‘amano’, solo 15% si immunizza

Il focolaio di morbillo a Trieste, con alcuni medici contagiati, ha fatto scattare l’allarme rilanciando la necessità delle vaccinazioni anche tra gli operatori sanitari, i cui tassi in Italia sono bassi come aveva fatto notare alcuni giorni fa Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss): “Mancano le vaccinazioni non solo ai bambini, ma anche agli adulti e agli anziani. Perfino i dottori, che sono vaccinati solo al 15%, e questo è grave, in altri Paesi non potrebbero neanche lavorare”. Un allarme fatto proprio dal ministro della Salute Giulia Grillo, che oggi parlando del caso Trieste ha ribadito come “incredibilmente non c’è adeguata copertura vaccinale tra gli operatori sanitari, una situazione che fino ad oggi non è stata adeguatamente monitorata”.

 

“Abbiamo un servizio sanitario eccezionale – ha spiegato Ricciardi – con molte disuguaglianze tra le regioni, dato che alcune vanno molto bene altre arrancano. La legge affida molti poteri alle Regioni e quindi dobbiamo avere maggiore collaborazione tra Stato centrale e Regioni. Su pulizia e infezioni l’Italia è in netto ritardo, siamo fanalini di coda, quasi non ci rendessimo conto. Serve quindi maggiora consapevolezza e mettersi in moto”.

 

Lo scorso anno, un sondaggio lanciato dalla Società italiana multidisciplinare per la prevenzione delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie (Simpios) ha fatto emergere che quasi un professionista della sanità su 3 “pensa che i benefici dei vaccini non sono certi”, e teme “la possibilità di effetti avversi gravi”. E inoltre, “4 su 5 non si sono sottoposti al richiamo per il tetano negli ultimi 10 anni”. In media, solo “poco più di uno su 3 dichiara di essersi sottoposto alla vaccinazione antinfluenzale”.

 

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi, che ha ricordato l’importante dell’immunizzazione contro l’influenza: “Vacciniamoci, e lo dico anche ai medici e agli operatori sanitari, oltre che alle persone anziane o con patologie croniche. E’ un atto semplice, ma molto utile – ha evidenziato Venturi – la cui importanza non sempre è compresa perché siamo abituati a pensare che l’influenza sia una malattia innocua, che non fa male a nessuno. Purtroppo non è così, possono esserci infatti complicanze pericolose, soprattutto per gli anziani e i soggetti più fragili”.

 

“La vaccinazione, dunque – ha concluso Venturi – è fondamentale per determinate fasce di persone, perché oltre ad essere un mezzo efficace per prevenire la malattia, è in grado di ridurre significativamente le complicanze, l’ospedalizzazione e la mortalità. (Adnkronos)