Arriva Hannes, la mano robot che si muove come quella vera

Sarà disponibile dal 2019 e ci sono voluti tre anni di lavoro per Hannes, la super mano bionica che garantisce di far recuperare ai pazienti quasi il 90% della funzionalità dell’arto perso

Il suo nome lo deve al professor Hannes Schmidl, che è stato direttore tecnico del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, nel bolognese. È a lui che si deve l’avvio dell’attività di ricerca protesica e la prima protesi mioelettrica Inail-Ceca del 1965.

La nuova protesi è stata messa a punto nel laboratorio Rehab Technologies, creato nel 2013 grazie alla collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia e l’Inail.

Niente operazione chirurgica

Sono tanti i suoi punti di forza. Innanzitutto non richiede un intervento chirurgico, poi ha una migliore capacità di afferrare gli oggetti, prestazioni più precise e un costo inferiore di circa un terzo rispetto alle mani bioniche disponibili finora.

Si muove come una mano vera

L’intenzione dei ricercatori è far sentire parte integrante del corpo del paziente la mano robotica. Non come qualcosa di estraneo, come avviene con le altre protesi. Particolare attenzione è stata utilizzata per la messa a punto della parte meccanica. Il team di scienziati è stato in grado di realizzare una mano con movimenti naturali e versatili. Il meccanismo alla base del movimento delle dita, della forza e del tipo di presa dipende dal sistema DAG – Dynamic Adaptive Grasp – che dà alla mano protesica la capacità di afferrare gli oggetti, adattandosi alla loro forma e di resistere alle eventuali sollecitazioni esterne, perseguendo l’obiettivo di replicare la gestualità e la funzionalità dell’arto naturale, utilizzando un singolo motore.

L’opinione del paziente zero

«Hannes si adatta perfettamente all’oggetto che io cerco di afferrare. È questa la principale differenza rispetto a tutte le altre protesi». A parlare è il paziente zero, Marco Zambelli, 64enne di Sant’Agata Bolognese, il primo ad aver provato la nuova mano robotica.

All’uomo era stata amputata la mano destra ad appena 16 anni a causa di un incidente sul lavoro. «Prima – spiega – utilizzavo una protesi solo per funzioni estetiche. Oggi invece sto riprovando la sensazione di utilizzare di nuovo entrambe le mani».