Esercizio fisico nelle diverse fasi del tumore

La diagnosi di cancro e la successiva terapia sono eventi che incidono profondamente nella vita del paziente. L’integrità della persona è minacciata e il futuro appare improvvisamente incerto.

Tuttavia, grazie ai progressi compiuti nel campo della ricerca e al miglioramento dell’efficienza delle strategie terapeutiche, l’aspettativa di vita è notevolmente aumentata per pazienti affetti da varie patologie oncologiche, anche se, a seguito delle cure, i pazienti devono affrontare una serie di sintomi e effetti collaterali quali nausea, vomito, dolore, insonnia, perdita di appetito e affaticamento. In particolare, alcune indagini hanno dimostrato che la fatica è tra gli effetti collaterali più frequenti e gravosi indotti dal trattamento chemioterapico e conduce il paziente ad una condizione di inattività fisica, con conseguente perdita di forza e massa muscolare.

La prevenzione e il trattamento farmacologico della fatica è raramente efficace e richiede l’associazione ad altri tipi di intervento. Tra questi, l’attività fisica costituisce un valido approccio nel trattamento della fatica. Infatti, la terapia motoria rientra attualmente tra gli interventi da effettuare nella riabilitazione oncologica.

Tuttavia, le possibilità e i benefici dipendono dalle condizioni del paziente, dallo stadio della malattia e dalla tipologia di cancro.

Uno studio condotto nel 1999 ha valutato l’effetto di specifici protocolli motori sulla fatica in pazienti oncologici di età compresa tra 18 e 60 anni.

L’allenamento proposto prevede l’utilizzo di un ergometro secondo il metodo dell’Interval Training e prevede pedalate di un minuto con un’intensità sufficiente a raggiungere una frequenza cardiaca pari ad almeno il 50% della riserva cardiaca (frequenza cardiaca di riserva), calcolata attraverso la formula di Karvonen (220 – età – frequenza cardiaca a riposo).
L’esercizio viene ripetuto 15 volte con pause di un minuto, per un totale di 30 minuti di allenamento giornalieri

Lo stato psicologico di tutti i soggetti partecipanti allo studio è stato valutato con due questionari, la versione breve del Profilo degli stati dell’umore (Profile of Mood States o POMS) e la Lista di controllo dei sintomi (Symptom Check List o SCL – 90 – R).

L’intervento ha determinato una riduzione dei punteggi dello stato psicologico nel gruppo di intervento, mentre i pazienti del gruppo di controllo hanno mostrato un significativo incremento della fatica e nessun miglioramento dello stato d’animo.
Questi risultati possono essere spiegati da diversi meccanismi.

Il miglioramento delle prestazioni fisiche può aumentare l’indipendenza e l’autostima dei soggetti. Questo miglioramento della fiducia in se stessi può portare a una migliore interazione sociale e una riduzione degli stati d’ansia e della paura.

Uno studio del 2003 ha verificato la fattibilità, i miglioramenti fisici e i benefici per la salute di un programma di allenamento comprendente attività a bassa e alta intensità (associato a esercizi di rilassamento e massaggio).
Tale programma è stato sottoposto per 9 ore settimanali e per un periodo complessivo di 6 settimane a 23 soggetti ammalati di cancro di età compresa tra 18 e 65 anni.

Il programma si è rivelato sicuro e tollerabile, con un tasso di completamento dell’85,2% e ha prodotto sostanziali progressi della capacità fisica, verificati mediante test di una ripetizione massimale (1RM) e valutazione di VO2max. Lo studio dimostra che programmi che combinano esercizi a bassa e alta intensità possono essere usati per prevenire o minimizzare l’inattività fisica, l’affaticamento e la perdita di energia e massa muscolare in pazienti sottoposti a trattamento chemioterapico.

Altri due studi hanno utilizzato un programma di allenamento uguale a quello condotto da Adamsen nel 2003 riscontrando miglioramenti della forza e della funzionalità fisica in generale e dando ulteriore conferma che questo tipo di programma può essere una componente importante nel trattamento complementare di soggetti sottoposti a chemioterapia.

Di recente è stato pubblicato uno studio caso-controllo, volto a verificare gli effetti sulla fatica di un programma di allenamento in soggetti sottoposti a chemioterapia.

Lo studio, condotto tra giugno e luglio del 2013, ha coinvolto 30 soggetti di età compresa tra 12 e 70 anni e con diverse tipologie di cancro, i quali sono stati divisi in due gruppi di egual numero: 15 nel gruppo di controllo e 15 nel gruppo di intervento. Il programma di allenamento consisteva nella pratica di un’attività aerobica.
In particolare i partecipanti dovevano camminare per 10 minuti, due volte al giorno, per un periodo complessivo di 15 giorni. I punteggi di entrambi i gruppi relativi alla fatica, valutati attraverso una scala di gravità della fatica (Fatigue Severity Scale o FSS), sono stati raccolti e confrontati tre volte nel corso dello studio: all’inizio dell’intervento, alla fine dei primi 7 giorni e alla fine dell’intervento.

Questo studio suggerisce che un regime di esercizio di breve durata può ridurre sostanzialmente la fatica in pazienti sottoposti a chemioterapia.
Tuttavia, l’affaticamento fisico è solo l’aspetto più evidente della patologia, dietro il quale si cela una stanchezza mentale e conseguente mancanza di volontà di socializzare, iniziare una nuova attività o anche semplicemente svolgere le normali attività domestiche.

L’attività fisica, quindi, può svolgere un ruolo importante nelle diverse fasi della patologia neoplastica sia a livello preventivo che nella fase del pre-trattamento.
Sintesi della recente produzione scientifica che testimonia l’effetto palliativo dell’attività fisica.

Migliorando la funzionalità fisica infatti, il soggetto può affrontare con minor difficoltà le complicanze dell’eventuale trattamento chirurgico e delle cure chemioterapiche riducendo, inoltre, lo stato di affaticamento fisico e mentale.
Tali effetti si traducono complessivamente in un aumento delle probabilità di sopravvivenza. (nonsolofiness)