Problemi muscolari: l’importanza di una corretta diagnosi per guarire al meglio

(di Redazione atnews.it) – Molto spesso, facendo sport, capita di andare incontro ad episodi dolorosi a carico dei muscoli: i problemi muscolari, infatti, sono una delle tipologie più frequenti di infortunio.

Rappresentano infatti circa il 30% di tutti i traumi, ed accadono a tutti gli sportivi, siano essi amatori od agonisti. Vanno quindi tenuti in massima considerazione, poiché dal loro corretto inquadramento e da un trattamento idoneo può dipendere la ripresa ed il proseguimento della disciplina sportiva.

Innanzitutto, esistono delle condizioni generali ed individuali che possono favorire l’insorgenza di tali problematiche: difetti di allenamento, mancanza di riscaldamento, condizioni atmosferiche, terreno di gioco, velocità di movimento sono i fattori generali mentre fattori psicologici, pregressa lesione non ancora completamente riabilitata, scarsa elasticità, fatica, squilibri muscolari tra muscoli agonisti ed antagonisti, età, squilibri elettrolitici e deficit energetici dovuti ad una errata alimentazione sono invece fattori individuali che possono determinare problemi muscolari.

La diagnosi deve sempre essere fatta da un medico specialista e si basa sull’anamnesi, sull’esame clinico e sull’imaging tramite ecografia e/o risonanza magnetica, RMN.

Questi due metodi sono fondamentali per identificare più accuratamente l’estensione e la sede di lesione, per poter intervenire nella maniera più rapida e corretta, ed evitare così l’insorgenza di complicanze e l’aumento dei tempi di recupero. Senza una diagnosi precisa è impossibile approntare una strategia terapeutica: trattare una distrazione come una semplice contrattura, può avere effetti devastanti.

Tra gli sportivi amatoriali, va spesso di moda “l’autodiagnosi” ma bisogna dunque fare molta attenzione; curiosamente, spesso un buon modo di fare autodiagnosi da parte degli amatori è di farla “pessimisticamente”, considerando il trauma più grave rispetto a quello che potrebbe essere davvero.  In questo caso, dunque, non vale la regola del “Chi fa da sé fa per tre”, meglio farsi aiutare da chi è specializzato.

I sintomi dei problemi muscolari degli atleti possono variare molto in base alla sede di lesione e spesso sono soggettivi: indolenzimento, che può insorgere anche a distanza di ore, pesantezza, rigidità del muscolo, sensazione di crampo non ben localizzato, un dolore acuto e a volte tagliente evocato da un movimento specifico, perdita di funzionalità e, anche a distanza di giorni, presenza di ematoma.

Le lesioni vengono differenziate in base al meccanismo lesivo in lesioni da trauma diretto o indiretto.

Gli infortuni da trauma diretto sono le contusioni. Si tratta di traumi da impatto (il più frequente è la ginocchiata a livello della coscia), caratterizzati da dolore, limitazione del movimento e talvolta gonfiore ed ecchimosi locale. Solitamente si risolvono in pochi giorni, ma non bisogna mai sottovalutarle.

Le lesioni muscolari da trauma indiretto possono essere causate da condizioni generali e/o individuali, come quelle viste in precedenza, oppure da una violenta contrazione che si sviluppa in un muscolo già allungato, da un allungamento violento in un muscolo in fase di contrazione in relazione ad un preciso gesto tecnico (brusca frenata e ripartenza, cambio di direzione).

Tali lesioni sono le più frequenti in assoluto tra i problemi muscolari e vengono differenziate in: DOMS (Delayed Onset Muscle Soreness), crampi, contratture, elongazione e in lesioni muscolari di vario grado.

Il DOMS è una situazione caratterizzata da una sintomatologia dolorosa e sensazione di fastidio che compaiono entro 24 ore dal termine dell’allenamento o della competizione, persistono per 48-72 ore e si risolvono spontaneamente. Apprezzabile dallo sportivo durante la contrazione a alla palpazione del muscolo rilassato, è accompagnata dall’incapacità di esprimere elevati livelli di performance muscolare. Il DOMS è il risultato di microtraumi che colpiscono le singole fibre muscolari di soggetti non adeguatamente allenati.

Il crampo è una contrazione muscolare involontaria, brusca e dolorosa che si risolve sempre spontaneamente nel giro di qualche minuto. Spesso trae origine da uno stato di affaticamento, da squilibri idro-elettrolitici o da un deficit energetico.

La contrattura è una contrazione muscolare involontaria a non spontanea risoluzione. Si manifesta con un dolore sub-acuto mal localizzato che insorge alla cessazione dell’attività sportiva, dopo qualche ora o nei giorni seguenti. Quasi sempre è esito di uno stato di affaticamento del muscolo, in reazione ad uno stimolo troppo intenso e/o prolungato. No vi sono lesione anatomiche evidenziabili tramite ecografia ed il problema si risolve nel giro al massimo di dieci giorni.

Anche nello stiramento, o elongazione, non vi è una lesione vera e propria delle fibre muscolari, ma un’alterazione marcata e localizzata del tono muscolare dovuta ad una eccessiva trazione delle fibre muscolari interessate. Provoca dolore immediato e acuto, il più delle volte ben localizzato e costringe l’atleta ad interrompere l’attività pur non comportando necessariamente un’impotenza funzionale immediata. Trattandosi di un infortunio di relativa gravità, se ci si è fermati nel momento opportuno, e con i dovuti trattamenti riabilitativi nel giro di 15-21 giorni si può tornare a praticare attività sportiva.

Lo strappo o distrazione si manifesta tipicamente con dolore acuto, trafittivo e violento, che compare durante l’attività sportiva; molto ben localizzato, impedisca all’atleta di continuare la prestazione. E’ attribuibile alla lacerazione di un numero variabile di fibre muscolari, per cui è sempre accompagnato da sanguinamento e formazione di un ematoma più o meno evidente ed esteso, a seconda dell’entità e della localizzazione della lesione. In relazione all’entità del danno, si suddividono in lesione di primo, secondo e terzo grado.

Una lesione di I grado comprende meno del 5% di rottura delle fibre muscolari. Si ha dolore improvviso e vivo, che può essere di tipo trafittivo, crampiforme o contusivo. Il ritorno all’attività agonistica è previsto dopo 21 giorni circa dalla lesione.

Nella lesione di II grado, si ha la rottura parziale del muscolo, con edema di fibre. L’atleta avverte dolore trafittivo intenso, con immediata impotenza funzionale ed impossibilità a proseguire l’attività. Il ritorno all’attività agonistica è previsto dopo 5/6 settimane circa dalla lesione.

La lesione di III grado corrisponde alla rottura muscolare, totale o subtotale. L’esame ecografico manifesta la retrazione dei due monconi muscolari separati da una vasta zona con ematoma. I sintomi sono dolore vivo e l’impotenza funzionale totale. Sono necessari dai due ai tre mesi per il ritorno all’attività agonistica, che deve essere accompagnata da un programma rieducativo funzionale graduale.

In conclusione, dal momento che il tasso di recidive è abbastanza elevato (dal 20 al 60% dei casi) ci teniamo a sottolineare l’importanza di avvalersi di una procedura di primo soccorso da effettuarsi immediatamente dopo l’infortunio, qualunque esso sia, secondo il protocollo P.R.I.C.E. (Protection, Rest, Ice, Compression, Elevation) in modo da favorire la riduzione del dolore, la formazione dell’infiammazione, dell’ematoma e dell’edema post lesionale.

Fondamentale è rivolgesi sempre a personale qualificato, rispettare i tempi biologici di guarigione del tessuto muscolare e non sottovalutare mai i sintomi, anche se di lieve entità.

Non dimenticate che il riposo è l’arma vincente nella prima parte della terapia: un giorno in più di stop vuol dire giorni, e perfino settimane, guadagnati nel recupero.