Sclerosi multipla e artrite reumatoide, cura italiana promossa dagli Usa [FISIOTERAPIA E RIABILITAZIONE]

Un altro passo avanti verso l’entrata in commercio di un nuovo protocollo di cura in grado di migliorare sensibilmente le condizioni di vita dei malati di sclerosi multipla e di artrite reumatoide.
La registrazione dei trials relativi al metodo “Seven to stand” presso il registro ufficiale del Governo americano (www.register.clinicaltrials.gov ID: NCT02632591) ha avuto infatti esito positivo. I risultati della seconda fase della sperimentazione sono stati quindi vagliati e considerati validi dall’organismo per il controllo delle cure mediche degli Stati Uniti. Nello specifico si tratta dei  trials  effettuati su 90 pazienti e che documentano non solo un miglioramento medio di 2 punti sulla scala Edss, scala che interpreta lo stato di disabilità dei pazienti ma anche come il nuovo composto sia più efficace se preso singolarmente e non in combinazione con altri farmaci.
Dai test emerge inoltre l’assenza, al momento, di ricadute o peggioramenti oltre alla quasi totale assenza di controindicazioni e il tutto con un farmaco che non compromette il sistema immunitario.
Un successo non di poco conto per l’Italia, visto che il cuore della ricerca in proposito pulsa tra l’Umbria e il Lazio. Se infatti i primi passi sono stati mossi a Rieti, la somministrazione del farmaco avviene oggi presso lo studio medico ternano diretto dal dottor Pierluigi Proietti (via Mentana, 8).
Per saperne di più sul protocollo abbiamo posto alcune domande al suo ideatore, Fabrizio De Silvestri, avvocato.
De Silvestri, dopo approfonditi studi in ambito medico-naturopatico, ha fondato l’Università Popolare Homo&Natura, poi divenuta centro di ricerca scientifica nell’ambito delle malattie autoimmuni e neurodegenerative, riconosciuto dal Miur (ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) registrato all’Anagrafe nazionale dei Centri di ricerca (codice CAR 61814JYI).

La sclerosi multipla, lo ricordiamo, è una malattia che  colpisce il sistema nervoso, alterando la trasmissione degli impulsi. In Italia ci sono oltre settantamila casi in crescita dell’8% annuo.
Come ha avuto inizio “l’avventura” che ha portato poi all’ideazione del protocollo Seven to stand?
«Tutto ha avuto inizio con la malattia. A 21 anni mi è stata diagnosticata la Sclerosi multipla. Vengo da una famiglia abbastanza facoltosa, quindi mi sono potuto permettere le migliori cure, sia in Italia che all’estero, tuttavia la patologia da cui sono affetto ad oggi non prevede alcuna cura in grado di garantire la remissione completa.  Esistono trattamenti che agiscono sui sintomi. Queste cure, in ogni caso hanno effetti collaterali di rilievo, che ho potuto sperimentare sulla mia pelle. Così ad un certo punto del mio “calvario” ho iniziato ad informarmi, raccogliere dati e confrontarmi con specialisti in materia. Dopo anni di studio e dopo aver individuato una diversa spiegazione della malattia, ho selezionato tre farmaci, già presenti in commercio. La loro combinazione è alla base del metodo “Seven to stand”. Sono stato io il paziente numero 0 su cui questo protocollo è stato sperimentato».
Il protocollo ad oggi non è ancora molto diffuso…
<< Visto che si tratta di una nuova e diversa interpretazione di una malattia considerata irreversibile,  è stato necessario essere prudenti ed evitare di fare proclami rischiando di illudere e deludere malati che hanno già a che fare con un difficile quotidiano. Certamente alcune persone che hanno visto i risultati si sono lasciati andare, in perfetta buona fede, a titoli altisonanti, tuttavia preferisco restare con i piedi per terra dato che non è giusto vendere anzitempo la pelle dell’orso.>>
In cosa consiste, nello specifico il metodo Seven to stand?
«Consiste innanzitutto, previa valutazione medica, nella somministrazione per 45 giorni del preparato galenico composto dalla combinazione di tre farmaci già in commercio, dalla combinazione dei quali si ha un effetto diverso rispetto all’assunzione dei singoli. Ma non solo, importantissima è anche la collaborazione attiva del paziente, l’alimentazione e la riabilitazione fisica. Non a caso il nostro centro si avvale della professionalità di un medico chirurgo, di una fisioterapista e operatrice cranio-sacrale, la dottoressa Annalisa Grasso  e di un ingegnere biomedico con laurea specialistica in gestione dei sistemi sanitari presso il Politecnico di Milano, il dottor Edoardo Romani(rispettivamente co-fondatrice e vicepresidente dell’Università Popolare Homo & Natura)».
Quale sarà il prossimo passo?
«Sarà quello dell’approvazione definitiva per il mercato e quindi della messa in commercio. Al momento siamo in contatto con diverse case farmaceutiche di rilievo come Pfizer, Roche, Johnson& Johnson che si sono dimostrate concretamente interessate e a febbraio, salvo imprevisti dovremmo avere un primo incontro alla Food&Drug Administration Americana per avere il via libera ai trials finali».

[Fonte http://www.giornaledellumbria.it/article/article232197.html]